Un uomo parla agli ulivi
di Giacomo Sferlazzo
immagini di Edizioni Precarie
Io vi ho conosciuto fin da bambino
Mio nonno mi portava in mezzo a voi a cavalluccio
E mi metteva sopra uno di voi ed io mi arrampicavo
fino in cima per vedere tra le foglie
Un pezzo di cielo azzurro e il bianco delle rocce
Io vi ho toccato fin da bambino
Vi abbracciavo uno ad uno e alcuni dicevano che ero pazzo
Ho ascoltato il canto delle vostre assenze
Ho ascoltato il vibrare della linfa che dalle radici
sale fin sopra l’ultima foglia
Mi sono perso di notte in mezzo a voi
Ora mia moglie è morta per cercare di salvarvi
Ma questa follia non la capisco
Cosa c’è da salvare se non la propria vita
Cosa c’è da temere se non la propria morte
ma lei credeva che l’olio fosse magico
e lo metteva nei capelli e nel corpo
Lo beveva come si beve l’acqua
Ed io ora la sogno di notte e suo figlio la piange
attaccandosi ad uno dei vostri tronchi
Chi mi ridarà mia moglie, dove è lei ora? Dov’è ora chi l’ha uccisa?
Diceva che in campagna fin da ragazza
si fermava ore ed ore a guardarvi
e gli sembrava di sentire a volte delle parole sconosciute,
anche a lei dicevano che era un po’ matta.
Ora io parlo con voi come si parla con degli antenati morti,
ma voi siete vivi e morti allo stesso momento
e avete il grande pregio di sapere ascoltare,
ditemi allora che senso ha tutto questo?
Voi che siete piantati in terra,
voi che siete questa terra perché non fate niente voi?
State li fermi, non dite niente, vi fate fare tutto,
vi lasciate martirizzare in questo modo
e lasciate uccidere tutta questa gente?
Mia moglie aveva i capelli neri e gli occhi castani,
era alta e magra , era bellissima,
abbiamo tre figli, due maschi e una femmina,
e ogni giorno mi stupisco che siano ancora vivi,
ogni giorno è come se fosse l’ultimo,
anche a loro piacciono le olive e l’olio,
ma da quando la loro madre è morta
in quella maniera non ne mangiano più,
ogni volta che sentono il profumo dell’olio piangono,
alla bimba vengono i crampi allo stomaco.
Ma queste cose i soldati le sanno?
Non le pensano queste cose?
Dove sono i loro cuori?
Ci fanno diventare colmi di rabbia e di odio,
anche io a volte non riesco più a pensare a niente di sano e se
non fosse per i miei figli mi sarei fatto saltare in aria
in qualche posto pieno di militari israeliani.
Ma io non sono questo,
io volevo vivere con la mia famiglia nella casa di mio padre,
tra gli ulivi di mio nonno.
Marinmenzu
o come stanno le cose
di Laura M. Alemagna
Mare in mezzo, oppure, mare immenso, mareinmenzu. Parte da questa geografia su terra fluida il progetto (non solo musicale) di Giacomo Sferlazzo, animale sociale, musicista, cantore, lampedusano. Dal Mediterraneo, mare istituzione, dalle sue grandi contraddizioni, spesso più atroci e assassine che altrove.
Luogo, aperto, contaminante, contaminato, passaggio e nodo scorsoio, comunicazione agiografica e metafora distorta tra frequenze e gps. Fernand Braudel ne scrisse: «Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre, insomma, un crocevia antichissimo. Da millenni tutto vi confluisce, complicandone e arricchendone la storia: bestie da soma, vetture, merci, navi, idee, religioni, modi di vivere». Sferlazzo questa complicazione immensa la risiede, abita Lampedusa, isola, mbeddicu, cicatrice e poi viscere. Da lì, racconta.
Un uomo parla agli ulivi è uno dei quattro momenti di Live in Alivi il poema sugli ulivi palestinesi che Sferlazzo ha scritto e recitato sulle improvvisazioni musicali di Jacopo Andreini, Daniele Sepe, Charles Ferris, Marzouk Mejri, Piero Spitilli e Peppe Frana. Live in Alivi è parte a sua volta di Marinmenzu, progetto che nell’insieme dei suoi pezzi compone un paesaggio molto ampio.
Live in Alivi è un dialogo a più voci, ma la voce che dice è solitaria anche solo per ascoltarsi, anche per un’ultima possibilità all’ascoltare.
È Palestina, nella voce dei suoi agricoltori, è uno di loro colui che dice ai suoi ulivi (e a tutti, perché gli ulivi già sanno) della vita che è sull’orlo di tormenti imminenti e continui. Così a seguire, Cristo, tra gli ulivi, nume terreno, e un soldato israeliano, assillo, macchinario in carni. Il susseguirsi cantato discorde si chiude nel salmo corale degli ulivi all’umanità, nel canto di chi se lo può permettere, di chi è testimone secolare, di chi si contorce nell’assistere al mondo e al suo scorrere.
Una riflessione sulla produzione mediterranea di olio di oliva, il voler guardar al mare di ulivi (e la marea di viti, di campi di grano) di cui facciamo uso, non può risparmiarsi dal ritornare ai fatidici rapporti di produzione che intercorrono, in Puglia come in Medio Oriente. Per questo motivo a quella di Sferlazzo è accostata la parola di Fareed Taamallah, anche lui, animale sociale, cantore, giornalista, agricoltore, palestinese.
Mareinmenzu è pubblicato in questi giorni in forma di disco, messo materialmente insieme dalle mani di Edizioni Precarie a Palermo, che per lui hanno confezionato un bel libretto su carte, plurale.
Mareinmenzu ha convocato a sé numerose voci, musicisti, non solo: Chiara Locardi, Jacopo Andreini, Daniele Sepe, Charles Ferris, Marzouk Mejri, Peppe Frana, Antonio Putzu, Piero Spitilli, Michelangelo Severgnini, gli audio raccolti e spediti da ragazze e ragazzi dell’africa subsahariana dal territorio libico.
È un’opera complessa stratificata, rimescolata “costantemente dai moti marini, dal vento e dalle tempeste è un insieme di segni e significati corrosi dalla salsedine, di voci che emergono dal fondo del mare. Si sedimentano gli scarti della storia nei fondali di conchiglie e coralli e dal fondo della storia riemergono le rivendicazioni e le lotte degli strati subalterni della società. Sopra questi, il vocio delle rappresentazioni dominanti riesce a coprire il grido forte che dal fondo arriva o la parola inascoltata degli ulivi e di tutte le terre martoriate.
A volte, addirittura, di questo urlo il coro di regime ne fa un canto addomesticato per le orecchie di chi ha spinto nel fondo i corpi degli oppressi: un canto di sirene robotizzate che distrae, che addormenta, che annienta.
Estrarre a forza dal fondo o dal «decorso storico», il rumore autentico degli oppressi è impresa, non solo ardua, ma che si presta a mille altre rimodulazioni e pericoli. Solo se si è attraversato quel fondo ci si può intonare all’urlo e solo se si è attraversata la discarica della storia si può tentare di estrarne «a forza» gli scarti. Bisogna diventare analfabeti o inventare nuovi alfabeti per accordarsi a certi lamenti”. Così è come stanno le cose secondo Sferlazzo da Lampedusa.
Il libretto
di Carmela Dacchille
per Edizioni Precarie
Marinmenzu è stato realizzato a Palermo nel laboratorio di Edizioni Precarie, con il supporto tipografico della Tipografia dell’Università, in tiratura limitata di 200 copie numerate. Rilegato a mano con punto giapponese, contiene al suo interno riproduzioni di stampe fatte a mano con timbri di foglie d’ulivo e alghe, reti da pesca e timbri di pesci. Le carte usate sono due carte grafiche di gran pregio. Nascono dall’utilizzo di fibre riciclate come lo sono gli scarti della lavorazione del cuoio. A queste carte abbiamo aggiunto una carta usata come imballaggio per alimenti dal colore azzurro, un omaggio al colore del mare, e dal nome comune di carta Pelleaglio, nome poetico che ricorda la qualità al tatto e al suono della pelle dell’aglio, liscia e setosa, dal suono secco e croccante, non potevamo non utilizzare anche un elemento caratteristico del nostro lavoro, le carte povere da imballaggio per alimenti che si usano nei mercati di Palermo. La carta Pelleaglio, in questo lavoro, si accosta alle più pregiate carte grafiche con grande dignità, a ricordare che molto spesso bisogna guardare con occhi diversi la bellezza delle cose più semplici. All’interno del libro che misura 20 x 20, sono custoditi il cd musicale e un poster 45 x 45 su cui è stampata la Leggenda di Andrea Anfossi, narrata alla maniera dei cantastorie siciliani.
www.edizioniprecarie.it
www.giacomosferlazzo.com
Puoi ascoltare e richiedere Marinmenzu di Giacomo Sferlazzo
a questo link qui,
oppure inquadrando questo QR code:
da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 19
16 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100 | 2 colori
Last modified: 9 Ott 2024