STORIA DI UN CORPO
testo di Giorgia Frisardi
immagini di Mattia Pellegrini
Per il sacrificio dei miei pezzi di corpo
Corpi tutti
Sezionati
Per la mia carne consapevole
Prego
Per la mia carne consapevole
Io prego
Pagana alla mia carne consapevole
Io prego
Lamentazione
Bambina
Mi sono ispessita
Per anni
Sempre più
Spessa
Per minacciarvi
Statemi lontani
Anche ora
Ho fatto bene
Sempre
A preservarmi
Autistica
La diffidenza
È scrigno
Una certa sfiducia
Verso di voi
Mi serve
A salvarmi
I pezzetti
Gli amuleti
Quelli che ho raccolto
Nella rapsodia universale
Di filastrocche
Su un cibo
Che fatico ancora
A mangiare
Ma fa sempre meno male
Poi quando non avete sentito
Che non mi potevo spostare
Fratturata e mischiata
Che la vergogna
Di non essere abile
Di essere immobile
Decanta in un posto
Fondo
Al di là del mio umore
Sono sempre stata io
La mia figlia claudicante
La mia bambina impantanata
E le soluzioni che ho trovato:
9 orudis al giorno
E tutto lo zucchero che ho conosciuto
E tutte le sostanze che ho leccato
Sniffato, abusato
Per una chirurgia dei mie stati alterati di coscienza
Per il sacrificio dei miei pezzi di corpo
Corpi tutti
Sezionati
Per la mia carne consapevole
Prego
Per la mia carne consapevole
Io prego
Pagana alla mia carne consapevole
Io prego
Lamentazione
Ossimora, sinestetica
Tossicomanie infantili
Sotto gli occhi ignoranti
E spacciatori
La faciloneria dell’insofferenza alla cura
Quando non si sa curar se stessi
È ribaltamento
È detrazione
È distopia
Una ninna nanna estenuante
Che culla
Il mio delicato equilibrio
Stratega di antidolorifici
Orgasmi e vino
Per passare dei giorni
A sentire diverso
Per la mia autonomia
Per la mia povertà
Per la mia solitudine
Per il sacrificio dei mie pezzi di corpo
Corpi tutti
Sezionati
Per la mia carne consapevole
Prego
Per la mia carne consapevole
Io prego
Pagana alla mia carne consapevole
Io prego
Lamentazione
Smisurata
Mi sono svegliata
Per due anni
Di notte
Alle 3
In piedi
Poi
Fino alle
Sette
Pare sia
Il ciclo circadiano
Dei polmoni
La sindrome da stress post traumatico
La chiamano
Quegli altri
Che esplodi
Mentre dormi
In un respiro
Straziante
L’ansia cosmogonica
Che rompe tutti
I sogni
La memoria di tutte le notti
Che ti duoleva il cuore
Il piede
Il dente
La botta del buio
pneumatica
Al cervello
E un amore vicino
Ha ascoltato
I miei rumori
Toccandomi
Da dentro
Ha scorto
Le mie lame
Le mie botte
Il primo che ci sia stato
Per me
Di notte
Il primo
Che abbia
Piantato un lanternino
Nella mia bolla
Di veglia
Eterna
Il mio vivere
In un acquario
Aliena
E pesce
Un acquario
Sdentato
Appannato
Bagnato
E la vita
In quelle notti
Mi si è dispiegata
E mi si dispiega ancora
Iniziavo a sentire
Tutto
Ora
Che avevo
Due orecchie
Di un altro cervello
A potermi ascoltare
Per cui potevo
Suonare
E la mia musica rozza e mortale
In questa notte
In cui ancora sto male
La suono fortissimo
E originale
E prego
Per me
Le mie ossa
Il mio occipitale
Di tenermi salva
Ancora a giocare
Con questo pezzo di corpo nuovo
Che mi è cresciuto
Per noi
Amore
Che io e te stiamo qui
Ad annaffiare.
Giorgia Frisardi
Nasce a Roma nel 1988. Studia il sudore. Appassionata di fermento politico e lotta al patriarcato sviluppa il suo linguaggio in performance e altre espressioni multiformi in un unico viaggio alla ricerca del dettaglio sorprendente.
da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 14
16 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100 | 2 colori
Last modified: 29 Gen 2020