SEMI DI RESISTENZA
da AAMTerraNuova | 04 FEBBRAIO 2015
di Teodoro Margarita
Quando si decide di mettere radici e di occupare, acquistare, condividere, affittare un terreno e iniziare a coltivare, si gettano semi di resistenza.
Quando intorno all’esigenza profonda, quella di coltivare, si costruiscono reti di solidarietà, si tessono trame fino a intrecciarle e renderle sempre più fitte tra metropoli e campagne, si gettano semi di resistenza.
Quando si fa l’orto, come lo ha ben scritto Pierre Rabhi, e si ha la consapevolezza che ogni orto è un vivaio di libertà, si spargono semi di resistenza.
Nel mondo, in Europa, in Italia, per una ragione o per l’altra, sempre più persone, molte delle quali sono giovani, si vanno dedicando all’agricoltura. Ne scrivo perché è il mio terreno, non per sentito dire, ma perché faccio parte di questa movenza, di questa tendenza che si cerca e si ritrova in una serie di reti, tra loro comunicanti, dove si mescolano saperi e consapevolezze.
La stampa, i grandi mezzi di comunicazione ne parlano. Addirittura il nuovo pontefice ha interloquito con esponenti di questa generazione nuova di contadini.
Alcuni nomi cominciano ad uscire dal ristretto novero degli addetti ai lavori e si radicano tra metropoli e campagne, negli interstizi stessi delle città vivono e lottano, agricoltori ed orticoltori periurbani.
La Fao ha proclamato il 2015 “Anno del suolo”, sì, proprio il suolo, questo suolo sul quale noi camminiamo, sul quale muoviamo ogni giorno le nostre vite.
Questo terreno che è sempre più minacciato da desertificazione, cementificazione, avvelenamento, inaridimento, sterilizzazione e a ritmi sempre più rapidi e con effetti sempre più micidiali sul pianeta.
Il suolo, la buccia che ricopre di vita la crosta del globo, è come una fragilissima corteccia che si assottiglia sempre più. Così, la Fao, dopo aver proclamato l’ “Anno dell’agricoltura familiare”, si è accorta del suolo.
I nuovi contadini se ne sono accorti, come chiunque di noi metta mano ad un orto, ad una campicello, pur piccolo che sia, si pone il problema di rafforzare il proprio suolo. E le nuove pratiche agricole come la permacultura, l’orto sinergico, le varie diramazioni del biologico e del biodinamico se ne occupano.
Non dimentico quanto mi diceva un insegnate alle medie: “Anche nel deserto piove e nevica, il problema è che non ci sono piante capaci di trattenere quest’acqua”. Ovvero il problema del deperimento dei suoli è legato alle piante.
Dove i continui incendi hanno causato la degradazione del bosco in macchia e poi, via via hanno ridotto la quantità delle specie, si è continuato verso il vero e proprio deserto. E non soltanto in Africa, ma qui, in Europa, nel sud della Spagna, qui in Italia, in Sicilia, Calabria, Sardegna e Lucania. E quel suolo che non viene desertificato dagli incendi, può venire sepolto sotto un manto di cemento e asfalto nel nord Italia, in Lombardia, soprattutto, ma non solo.
E’ dunque l”Anno del suolo”: Expo 2015 ne ha seppellito molto e ne seppellirà ancora. Noi – quella nebulosa che ancora si sta cercando e si incontra, scontra, frantuma e riaggrega, che interloquisce provenendo dagli ambiti più diversi – vorremmo aprire una discussione sulla terra, intesa anche come terriccio, come suolo marrone e vivo, il nostro soffice humus, e vorremmo mettere al centro della discussione la terra, “glebs” la zolla, proprio quella che nei nostri orti è brulicante di lombrichi, e vorremmo farlo partendo dai semi.
“Semi di resistenza” appunto. Perché vogliamo attribuire un nome e cognome alle entità, presenti in forze ad Expo 2015, che si occupano come attività prioritaria di uccidere il suolo e soffocare ogni biodiversità.
Ci vogliamo riunire, parlare, scambiare i semi, abbracciarci e intrecciare scambi fecondi. Senza avere la pretesa di sollevare sulla punta dei nostri forconi nessuna grande verità. Si tratta, e lo faremo, nei giorni 21 e 22 marzo presso lo Spazio Pubblico Autogestito “Leoncavallo” di rendere chiari alcuni pochi e certi.
Se il mercato ha asservito e sottomesso l’agricoltura e l’ha resa una variabile dell’economia, se i giganti dell’agricoltura industriale, pochi, davvero molto pochi, si dividono il monopolio delle sementi, dei pesticidi, dei concimi di sintesi, se questo è quello che Expo 2015 mostrerà come “Nutrire il pianeta”, noi vogliamo dire che il pianeta si nutre da solo, e si nutre bene se conserva vivi i semi e il suolo.
I buoni semi riproducibili, le buone pratiche agricole, la libertà dei contadini e i modelli democratici di condivisione e di lavoro sono la base per “tenere il suolo aggrappato alla Terra”.
A Milano, nei giorni 21 e 22 marzo, Civiltà Contadina e “La Terra trema” intendono dare voce e permettere il dibattito ad una serie di soggetti che, altrimenti, difficilmente si parlerebbero.
Non abbiamo l’ambizione di connettere tutti quelli che come noi abbiano una visione globale del coltivare – una sensibilità questa che in Italia e all’estero continua a diffondersi ed espandesi – ma, estendendo questo invito ad una varietà più ampia possibile di soggetti, intendiamo prenderci e dare la parola, una parola diversa sulla Terra, sui semi e sul suolo.
Stiamo lavorando da più di una stagione a questo evento, è una Chiamata a Raccolta, è una possibilità preziosa. Ce ne saranno altre, certamente, e non ignoriamo che il coltivare è un’attività decentrata per eccellenza, anche il teorico più intelligente, la mente più lucida nel campo di un’altra economia, non potrà mai sostituire il lavoro necessario e quotidiano su un campo.
Non abbiamo la pretesa di rappresentare tutti, conosciamo il valore degli orticoltori e dei seedsavers, sappiamo che ciascuno di essi detiene un frammento, utile, imprescindibile di biodiversità. Essere in campo, qui, significa esserci veramente.
In quei giorni comincia primavera, chi vive al nord inizia a preparare il terreno per le semine. E semi ci saranno, come i tanti produttori agricoli insieme alla possibilità di scambiarli. Ciascuno, soggetto singolo o organizzato, chiunque creda nel proprio orto, individuale o comunitario, nelle città o nelle campagne, come luogo vivo di resilienza ed autonomia, è invitato al “Seed vicious-semi di resistenza” per spargere a piene mani la zolla rivoltata. Vi aspettiamo.
Sul sito di “La Terra Trema” e su quello di Civiltà Contadina potrete trovare il Manifesto di convocazione e le modalità di partecipazione.
Last modified: 20 Ott 2019