Roncola d’Oro 2024

Motus Terræ. La Roncola d’Oro è stata assegnata dal pubblico de La Terra Trema | Fiera Feroce per l’anno 2024 a Pietro, Paolo e Silvia di Sa Defenza da Donori, Cagliari.

In alto i calici!

Premio Massimo “Topino” Ruffini

Nel 2024 ha collezionato almeno cinque sgomberi, una ventina di denunce, numerose multe, bieche querele, viscosi articoli sulla stampa; ha alimentato leggende e ha fatto scaldare gli animi nei consigli comunali. Ciò nonostante ha continuato sulla sua strada, proponendo concerti, street parade, assemblee pubbliche, presidi, proiezioni, rassegne, presentazioni editoriali, manifestazioni dedicate al vino e alle agricolture, La Volpe e l’Uva, riprendendosi piazze, strade, capannoni in disuso.

Il Premio Massimo “Topino” Ruffini per il 2024 va, nella sua concretezza estrema, alla FOA Boccaccio, che «è autorganizzazione a Monza dal 2003». Che è storia di autogestione, conflitto, lotte territoriali e amore riottoso verso la propria città, verso il mondo e le sue genti.

Lo assegniamo a lei, malgrado non sia storia giovane, anche se giovani sono le anime che agitano quel luogo oggi “astratto” e le sue pratiche.

Giovani estremi.
Quella delle occupazioni e dei centri sociali, è questione novecentesca, unica, mai vista prima.
Nel cancello forzato, nel filo spinato interrotto dal morso del tronchese, nella presa dei luoghi in abbandono, nello strappo, nell’impugno delle proprie sorti, nell’autoprodurre (per sé, per tutte, per tutti) musica, cultura, nel creare, luoghi da abitare, possibilità di socialità e protezione, di luoghi vivibili e vitali, lì ha insinuato la sua fenditura, lì ha scavato la crepa nel petto di una creatura anch’essa figlia del secolo scorso: il capitalismo, disumano affare, mercificatore omicida.

Oggi luoghi come Foa Boccaccio, Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito, luoghi di occupazione, di autogestione, i luoghi di conflitto devono essere custoditi con le forze e l’impegno di tutte/i: DDL sicurezza, in ultimo, le politiche urbane, direttive di Stato, indicazioni alle prefetture e ai questori vanno in un’unica direzione: cancellare ogni cosa, disarmare e arrestare ogni intenzione.
Serve avere consapevolezza dell’imminenza di questo attacco. Serve capire bene che avviene alle nostre porte e che riguarda le libertà di tutte/i. Sempre di più.

Che questa forma di latte, caglio e sale possa fomentare la rivolta delle gioventù sgomberate, arrestate, denunciate; che possa generare nuove gioventù estreme.
Che siano occupate ancora altre cento cartiere, palazzine dismesse, altre mille di case vuote.
Anche in questo nuovo secolo, per altri cinquant’anni.

Lettera ai giovani estremi
di Luigi Veronelli

«La tragedia del genere umano sta per giungere al suo compimento, proprio con la desertificazione, il degrado, la reale morte della terra. È la terra la madre di ciascuno di noi, la terra singola, la terra da cui siamo nati, la terra che camminiamo, la terra su cui ci adagiamo, la terra di cui cogliamo i fiori spontanei e i frutti, la terra degli olivi e delle vigne, la terra che coltiviamo di fiori, di frutta e di ortaggi, la terra che ci dà le raccolte, la terra su cui facciamo l’amore. Sono stati così “capaci” e potenti da portarci al contrario di tutto. Il progresso anziché all’uomo dovrebbe servire al potere. Proprio il progresso che ha l’imperativo categorico di distruggerlo, il potere. Su quali giovani contare? Sui giovani coraggiosi, propositivi, dialettici, attenti ed esigenti. Giovani che sappiano opporsi al capovolgimento dei fatti. Se i fatti denunciati sono veri – e non vedo alcuno che possa smentirmi – è necessaria e urgente, nessuna possibilità di rinvio, l’eversione e la sovversione.
Cercano d’imporci – la suadenza, la musica, i comici, il cinema, quant’altro – le scelte quantitative. Tu, giovane, fai opera di eversione e di sovversione, esigendo per te e per i tuoi compagni, la qualità.
Ho avuto modo, per la loro civile frequentazione, di conoscere meglio, tra i giovani, alcuni impegnati nei Centri Sociali e nei Circoli Anarchici. Li ho trovati coraggiosi, propositivi, dialettici, attenti ed esigenti.
Penso che siano i soli a poter svelare e rendere evidente agli altri giovani, il tentativo in atto contro di loro, in quanto contro la libertà e la terra. Uno dei fatti più importanti di fine secolo, per quanto riguarda la nostra patria (la patria è ciò che si conosce e si capisce) è l’assunzione di responsabilità da parte del partito catalano, “il partito dei Sindaci”. Rivendicano le denominazioni comunali (leggi, se puoi, con attenzione da pagina 20 a pagina 29 di “Ex Vinis” numero 42).
Un’assunzione di responsabilità difficile e pesante, perché richiede tutta una lunga serie di studi, di verifiche e di lavori. Opere che possono essere compiute in modo corretto ed esauriente solo da giovani “idealisti”, giovani che abbiano, quale prima preoccupazione, “la libertà dell’altro”.
Un’assunzione di responsabilità – dall’una e dall’altra parte – immensa, in grado di mutare il mercato a favore dell’uomo, di mettere ai margini – in tempi più brevi di quanto si possa credere – le multinazionali, la grande distribuzione e i loro nutrimenti “anabolizzanti”, dell’intelligenza e del fisico. Il nostro avvenire, e quello dei nostri figli è in gioco, proprio – e in maniera più diretta di quanto si creda – sulle necessità prime del mangiare e del bere.
Non è affatto un caso che coltura e cultura abbiano identica etimologia. Coltura significa coltivazione del terreno. Cambi la o in u, cultura, ed hai il complesso delle conoscenze intellettuali. “Il terreno arato non si distingueva da quello non ancora messo a coltura”, leggi in Carlo Cassola. “Colui che ha molta cultura ma scarso ingegno non ha nemmeno cultura, perché la cultura non è davvero tale se non è dominata, trasformata e assimilata dall’ingegno”, afferma Benedetto Croce.
Il progresso – lo vediamo in ogni fatto di cui ci occupiamo in modo sereno – è proprio coltura e cultura.
Perciò io m’auguro che i giovani estremi – la cui scelta è già geniale – vogliano sollecitare i sindaci delle città in cui operano, ad una presa di contatto per un esame quanto più pacato e paziente delle possibilità di collaborazione, secondo i due aspetti coltura / cultura».

Da “A” 251 – febbraio 1999

Last modified: 9 Dic 2024

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