OTTO VARIETÀ NO TANGENZIALE
Testo di Paolo Bellati
Fotografie di Laura M. Alemagna
Da più di un lustro al Folletto25603 produciamo passata di pomodoro per autoconsumo. Quest’anno abbiamo alzato l’asticella chiudendo la filiera con due importanti novità.
L’abbiamo già scritto sulle pagine de L’Almanacco: la filiera del pomodoro è processo produttivo emblematico del triste presente, delle miserie agricole, del capitalismo infernale odierno. È emblema di un’agricoltura malata, ricattata dalla grande distribuzione organizzata, che utilizza manodopera schiavizzata e modalità di coltivazione agroindustriale con uso massiccio di prodotti chimici.
Un po’ in tutta Italia autoprodursi passata di pomodoro è tradizione ancora vivace.
Oggi è anche un piccolo gesto di resistenza. Al Folletto25603 per svariati motivi (un po’ per gioco, per il piacere di farla, perché ci piacciono le cose buone e fatte da noi, perché ci piace condividere spazio, tempo e gambe sotto i tavoli), da qualche anno ci siamo messi a fare la salsa di pomodoro. Considerando questa una pratica non separata da idee teoriche, politiche e progettuali ben precise: autoproduzione e convivialità. Uno slancio di resistenza e piacere.
Solitamente acquistavamo da amici agricoltori un centinaio di chilogrammi di pomodori e procedevamo con tutte le operazioni che portavano alla produzione di una cospicua dose annuale di vasi di passata di qualità.
Quest’anno abbiamo deciso di aggiungere dei passaggi per chiudere a tutto tondo la filiera: coltivare noi i pomodori e coltivarli su un terreno particolare.
Per prima cosa ci siamo detti: «Se dobbiamo coltivare dei pomodori devono essere dei pomodori ovviamente buoni e sicuramente con semi riproducibili». Abbiamo contattato per questo Alice Pasin del Fagiolo Magico e Civiltà Contadina.
Alice la conosciamo da almeno dieci anni, da quando insieme abbiamo organizzato Seed Vicious – Semi di Resistenza – Scambi di semi e mercato agricolo, due giorni di incontri al Leoncavallo poco prima dell’inaugurazione di EXPO2015: una cinquantina abbondante di produttori, agricoltori, contadini, associazioni e scambiatori di semi chiamati «a raccolta perché quello che prospetta Expo2015 Nutrire il pianeta è ipocrita vetrina del suo esatto contrario».
Alice è per formazione architetto/paesaggista (ha collaborato anche con Gilles Clement e ha curato l’edizione italiana del Manuale per salvare i semi dell’orto e la biodiversità – TerraNuova Edizioni e scritto Il buon giardino selvaggio – manualetto filosofico tecnico per giardinieri, ortisti e progettisti), ma è soprattutto una custode di semi, una contadina/vivaista che negli anni ha fatto un lavoro enorme sulla riscoperta, conservazione e diffusione di tantissime varietà orticole tradizionali (qualcuno le chiama varietà antiche, addirittura qualcun altro per darsi un tono –prettamente commerciale – le chiama varietà ancestrali). Alice l’abbiamo ritrovata nella battaglia (importantissima) contro i “nuovi OGM” e fa parte della nascente Alleanza dei Custodi di Semi che raggruppa una serie di realtà e singoli che si impegnano a divulgare il valore dei semi come bene comune e le buone pratiche di selezione e conservazione di semi tradizionali opponendosi alla diffusione di varietà con DNA modificato in laboratorio. È stato naturale contattare lei per il progetto di coltivare pomodori da salsa.
Alice ha accolto da subito la nostra richiesta con entusiasmo e competenza. Già dal primo contatto telefonico ha incominciato a elencare una miriade di possibilità, spingendo su una popolazione evolutiva (più varietà differenti che arrivano da posti diversi, coltivate insieme, per veder come si comportano e per sviluppare una popolazione che per produttività e resistenza si adatta a un territorio specifico). È così che siamo arrivati ad individuare otto varietà di pomodori che Alice ha seminato per produrre un centinaio di piantine.
Non essendo coltivatori esperti, e soprattutto un po’ pigri, abbiamo chiesto ad Alice dei pomodori a crescita determinata (che non hanno bisogno di sostegno e hanno una crescita orizzontale cespugliosa). Questo è stato un po’ un azzardo perché questo tipo di pomodoro è tipico del sud Italia e non proprio della Pianura Padana. Alice conserva due specie con queste caratteristiche e ha chiesto agli aderenti all’Alleanza dei Custodi di Semi altre varietà. Nadia Rossi, (collezionista di più di cinquemila varietà di pomodori diversi!) ne ha donate tre, Seedvicious altre tre.
Ecco la descrizione mandata da Alice delle varietà di pomodori scelte:
RAMA (Il Fagiolo Magico) varietà del Sud Italia conosciuta come Roma ma avuta dall’amico canturino Ramaioli Erik, motivo per cui li ho ribattezzati Rama. Sono adattati ai climi del Nord poiché li coltiviamo in provincia di Como da ormai 20 anni. Sapore dolce e molto produttivo in annate più asciutte.
RIZZO CATANESE (Il Fagiolo Magico) arriva da uno scambio con i ragazzi di TERRE DI PALIKE (durante una delle giornate di scambio semi organizzata insieme nel 2015 SEMI DI RESISTENZA) che scrivono: «Ce li ha dati un vecchietto che dice di averli da 80 anni!». In effetti se si guardano alcune foto dei mercati in Sicilia negli anni 70 i pomodori erano per la maggior parte così. La varietà è particolare perchè è raro trovare un pomodoro di pezzatura grossa anche se nano.
COSTOLUTO RICCIO D’ISCHIA datomi da Nadia Rossi collezionista di varietà di pomodori di Albavilla (Como) probabilmente simile al Rizzo Catanese.
FICARAZZI (Nadia Rossi): varietà tradizionale proveniente dalla Sicilia, detto anche Primaticcio di Palermo è un pomodoro costoluto particolarmente precoce e con una notevole resistenza alle fitopatologie tipiche della specie. La pianta è vigorosa, molto produttiva, le bacche, costolute e leggermente appiattite hanno un gusto dolce, particolarmente acquoso. Si può coltivare senza sostegni e ha esigenze idriche molto ridotte. Ci sono dei dubbi sulla provenienza di questo cultivar, certo che le prime notizie sono anteriori all’inizio del secolo scorso. Una varietà ormai rara da coltivare sia per il gusto che per la grande robustezza.
CILIEGINO D’ISCHIA (Nadia Rossi): ciliegino classico rosso in forma nana a cespuglio, saporito e resistente alla siccità.
PALLINO DELLA VAL DI CECINA (associazione Seed Vicious): Il pomodoro pallino ha forma sferica e nella parte opposta al picciolo presenta un’escrescenza apicale molto accentuata. Il colore è rosso intenso, la polpa soda e non deliquescente. Ha odore molto intenso e sapore più acidulo rispetto al pomodorino da serbo del Valdarno; le pezzature vanno dai 30 ai 40 grammi. Si presta bene ad essere conservato fino ai mesi invernali, poiché ha buccia spessa, motivo per cui regge bene anche le punture delle cimici. Andrebbe comunque messo un supporto perché fa grappoli da 50 fiori e allega quelli che può portare il ramo.
FAINO CLASSICO DI PUGLIA (associazione Seed Vicious): cespuglio molto produttivo, tondo piccolo rosso 30g di peso a pomodoro, fa grappoli da 4/5 pomodori.
POMODORINO D’ISCHIA (associazione Seed Vicious): sempre tondino rosso piccolo, grappoli da 5/6 pomodori, non va sfemminellato. Dolce e ottimo in tutti i modi (fresco e sugo). Molto resistente alla siccità.
Le premesse e la sfida erano stimolanti.
Fin da subito abbiamo deciso che questa sperimentazione andava fatta ne L’Orto del Villano di Taddeo Mecozzi. Taddeo è un piccolissimo orticoltore che, con una laurea in Giurisprudenza in tasca, a Castellazzo de’ Barzi, coltiva frutta e verdure e alleva qualche gallina. Ha iniziato da quattro anni, l’estensione del suo terreno in affitto è di 10 pertiche milanesi (poco più di mezzo ettaro). Sta facendo un bel lavoro sul territorio, coltivando questo piccolo appezzamento in una piccola frazione agricola della Pianura Padana a sud di Milano, nel Parco del Ticino a poche centinaia di metri dal Naviglio Grande, aiutato dai woofer e consegnando le sue cassette miste a domicilio nel milanese. L’abbiamo conosciuto meglio al Mercato Agricolo No Tangenziale che allestiamo mensilmente al Folletto25603.
Il terreno su cui coltiva è proprio tra quelli che rischiano di sparire con la colata di cemento e asfalto della famigerata tangenziale Magenta-Albairate-Vigevano. Infrastruttura che proprio in questi mesi rischia di concretizzarsi nonostante la storica battaglia (più di venti anni) delle persone del territorio (e non solo) che questa inutile e devastante opera non la vogliono.
A fine febbraio Alice ha seminato le varietà scelte e a fine aprile ci ha consegnato le piantine per il trapianto. Taddeo ha lasciato libera per noi una striscia di terra di trentacinque metri larga un metro e mezzo.
Il due maggio, in una bella mattina col cielo azzurro e qualche nuvola bianca panna lontana, ci siamo trovati nell’Orto del Villano per procedere con la messa a dimora delle bellissime piantine. Taddeo con la motozappa ha fresato il terreno, noi abbiamo cosparso il concime, tirato le linee per l’irrigazione a goccia e coperto tutto con la paglia di riso portata da Marchino, giovane agricoltore/trattorista della zona. In una mattinata e un pezzettino di pomeriggio, con una pausa pranzo sotto il kiwi, abbiamo fatto tutto, con gran soddisfazione e tante aspettative.
Nei primissimi giorni le piante hanno sofferto il trapianto e il caldo, ma nel giro di un mese sono diventate delle bellissime piante rigogliose. I mesi successivi sono stati invece problematici. La pioggia non lasciava tregua e intanto le temperature salivano: la peronospora massiccia e cattiva avanzava minacciosa. Per contrastarla Taddeo ha fatto qualche trattamento con il rame, mentre noi abbiamo cercato di contenere l’assalto togliendo le foglie colpite dal fungo malefico, ma la pioggia è stata incessante e i primi frutti si sono ammalati.
I primi di luglio abbiamo fatto la prima raccolta di cinque chili, lasciando a terra una gran quantità di pomodori malati. Sconforto e sensazione che non avremmo portato a casa niente nei mesi a venire prendevano piede, anche perché di smettere di piovere il cielo non aveva intenzione.
Non bastasse, il 12 luglio è arrivato un temporale con chicchi di grandine grossi come noci che hanno sfondato parabrezza di macchine e causato ingenti danni in zona. I nostri pomodori si sono salvati grazie alla rete antigrandine messa dal buon Taddeo e a un po’ di fortuna, ma la peronospora non arretrava. Rassegnati, abbiamo pensato che difficilmente avremmo portato a casa il raccolto.
Per non rinunciare alla nostra salsa annuale abbiamo provato a sentire in zona se qualcuno aveva dei pomodori in vendita, ma in giro la situazione era ugualmente drammatica.
Dalla seconda metà di luglio ha finalmente smesso di piovere e le temperature hanno abbondantemente superato i trenta gradi. Piano piano i nostri pomodori si sono ripresi. Incredibilmente il 7 agosto abbiamo raccolto trentacinque chilogrammi di bei pomodori. Alcune varietà si sono riprese meglio di altre: i piccolini tondi e il Pallino della Val Cecina. Quest’ultimo in assoluto si è rilevato il più in salute e produttivo, insieme al Rama che è andato benino; meno bene Costoluti e Ficarazzi (questi forse avrebbero avuto bisogno anche di pali di supporto). Abbiamo così portato a casa la prima mandata di salsa “Otto varietà No Tangenziale”.
Le piante stavano bene con nuovi frutti pronti a maturare e tanti fiori. Il diciannove agosto, raccolti altri quindici chilogrammi, li abbiamo aggiunti ad altri cinquanta che abbiamo acquistato da Pachamama, piccola, giovane e bella realtà orticola che sta a Baranzate, nord Milano. La seconda mandata di salsa per l’annata è andata in porto e la nostra scorta annuale ce la siamo così assicurata.
Fino ai primi di settembre abbiamo raccolto ancora qualche chilo di pomodori da mangiare in insalata, poi le temperature si sono abbassate e ha incominciato a piovere tanto. La stagione del pomodoro è così terminata.
La sperimentazione è stata faticosa, ma l’esperienza è stata tutto sommato importante e soddisfacente. Vedremo l’anno prossimo come sviluppare la nostra produzione, facendo tesoro dell’annata 2024, consapevoli che le condizioni climatiche potrebbero essere il contrario di quest’anno o magari uguali. Vedremo. Intanto ci gustiamo la più buona salsa di pomodoro No Tangenziale.
Da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 34
20 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100
Per ricevere e sostenere questa pubblicazione: info@laterratrema.org
Last modified: 19 Dic 2024