Da gennaio 2024 abbiamo preso a studiare e frequentare le mobilitazioni degli agricoltori e delle agricoltrici, trovando al loro interno la possibilità di riflettere riguardo a numerose questioni.
L’agricoltura contadina è a rischio estinzione.
In Italia sono rimaste poco più di un milione di aziende agricole. Negli ultimi quarant’anni ne sono scomparse due su tre. Alla veloce diminuzione del numero di agricoltori fanno da contrappunto aziende sempre più grandi con una superficie media che è più che raddoppiata.
La crisi è conclamata ed estesa. In Francia le aziende agricole sono meno di quattrocentomila e dal 2010 se ne sono perse più di centomila. Anche qui, la dimensione media è aumentata esponenzialmente. Ogni giorno due agricoltori francesi si suicidano.
In India, per far ritirare quelle leggi che avrebbero causato la scomparsa della quasi totalità degli agricoltori, c’è voluta una mobilitazione lunga un anno (decine di migliaia di contadini hanno occupato per tutto il 2021 le arterie della capitale, in milioni hanno marciato con i loro trattori, 750 contadini sono morti in scontri, incidenti, malori, assassinati).
Agroindustria e rivoluzione verde a metà del secolo scorso hanno dato inizio a un processo di dismissione, hanno avvelenato la t/Terra e il cibo, hanno cancellato sapere e pratiche millenarie determinando la fine della civiltà contadina. Il capitalismo cibernetico/finanziario sta per dare il colpo di grazia, foraggiando l’unica agricoltura di cui ha bisogno, quella intensiva, industriale, sintetica, digitale, biotecnologica; lavorando per dirottare la produzione su un esiguo numero di industriali agricoli con proprietà terriere enormi, in nome di una transizione ecologica falsa, effimera.
La cosiddetta “agricoltura 4.0” impone la trasformazione delle cascine in fabbriche industriali tecnologiche: trattori hi-tech, sensori in campo, software, algoritmi, intelligenze artificiali, droni, per fare “agricoltura di precisione”. Macchinari indotti e finanziati dalle politiche statali e soprattutto comunitarie. Agricoltori già indebitati con le banche, in balia dei fornitori di prodotti fitosanitari, di semenze e mangimi, sono a un passo dell’ennesima dipendenza.
La digitalizzazione del lavoro e della vita sarà il cuore della catastrofe ecologica. La fabbricazione di materiale informatico, l’utilizzo dei dispositivi digitali e l’intelligenza artificiale avranno un impatto ecologico pesantissimo, in termini di acqua, estrazione di minerali, produzione e consumo di energia elettrica. Il processo in atto porterà a sostituire il cibo con mangime per la maggior parte della popolazione e a lasciare delle piccole nicchie di produzione di cibo museale (e sano) per ricchi.
Diminuisce e si concentra nelle mani di pochi il terreno agricolo, già eroso dalla cementificazione, dalle grandi infrastrutture al soldo della logistica, dalla desertificazione causata dai cambiamenti climatici. La maggior parte del suolo agricolo rischia di tramutare in siti energetici (fotovoltaico, eolico e agrovoltaico), agroindustriali (agricoltura intensiva industriale), agrotecnologici (agricoltura 4.0) e speculativi (cementificazione).
Non meno importanti sono le questioni che riguardano mercato e distribuzione: cinque gruppi imprenditoriali controllano il mercato mondiale delle attrezzature agricole, cinque gruppi controllano i due terzi del settore delle sementi e una manciata di colossi mondiali dominano il commercio dei cereali e di altre produzioni alimentari determinando il prezzo al produttore e sullo scaffale. Tutto ben tutelato dai trattati di libero scambio e dai regolamenti internazionali.
Le mobilitazioni degli agricoltori in Italia, in Olanda, Francia, Polonia, Irlanda, Portogallo, Grecia, Spagna e Germania, che ne dicano i detrattori, hanno convocato una popolazione eterogenea, non tutti gli attori coinvolti sono in sintonia con quello che siamo e con quello che abbiamo portato avanti in questi vent’anni con La Terra Trema. Rimaniamo convinti però che queste mobilitazioni siano da attraversare e supportare. Non ci spaventa continuare a cercare di capire. La Terra Trema è materia impura, invereconda, fecciosa. Non è camera stagna, zona protetta, sigillata. È luogo di confronto a pelle, tra esseri diversi, ognuno col suo fare e parlare.
Le narrazioni contenute su questo numero partono da qui. Da agricoltori e agricoltrici che conosciamo personalmente, così come conosciamo l’agricoltura che praticano, le competenze specifiche che possiedono e il portato culturale che rappresentano. Con molti abbiamo condiviso mobilitazioni e azioni, con altri solo vita.
Da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 32
20 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100
Per ricevere e sostenere questa pubblicazione: info@laterratrema.org
Fotografia di Laura M. Alemagna
Last modified: 1 Mag 2024