PRIMA CHE ANCORA
di Caterpillar

[…]

troppo di troppo 
vedo anche senza vedere 
vedo anche quello che non si deve vedere

gli assassini che ci difendono dagli assassinii
i macellai che ci proteggono dalle macellazioni

quanti ne vedo sulle etichette dei surgelati
sui guanti di cellophane del reparto ortofrutta
sui manuali delle istruzioni 
nei listini delle eccellenze
tra le sbarre dei cancelli automatici
nei circuiti chiusi delle telecamere
negli schianti delle demolizioni controllate

quanti ne vedo offrire la garanzia come minaccia
la scadenza come scusa 
la filantropia come penitenza
la libertà come ricompensa

come se niente fosse

[…]

troppa italia sarchiata
melone giallo campo di pece 
schiuma di argilla
sbracata nel puzzo delle paludi strozzate dalla peste 
nei cementi a prova di sisma
negli istituti di pena
negli androni gremiti di sceriffi
nei sotterranei dei grattacieli 
stipati di carogne

troppa italia braccata dai consigli alla clientela
divorata dalle cancrene e dalle dipendenze
asfissiata dalle scorciatoie decimata dalle compiacenze
riversa nei ferragosti e sotto i ponti dell’immacolata
persuasa a procurarsi da sola l’energia sufficiente
per procurarsi da sola una morte sufficiente

al crepuscolo delle cucine ronzanti di notiziari 
e vite in diretta
i famigli siedono al loro posto designato
spolpati da mutue torture 
consumate senza scopo

dove siete 
dove siamo

dove la luna non esiste

tra sbuffi di intonaci e asfalti sventrati
le città vengono sbriciolate 
una ad una
assediate dalla prosa e dalle muraglie di filo spinato 
inondate di zucchero cherosene e passaporti
una ad una 
le città vengono lasciate a marcire
impestate da diorami di aiuole e cose morte
sbattute come polpi contro il sasso
finché il loro sangue non canti 
la lingua sovrumana dei depliant

[…]

e nel tripudio che accompagna la morte
non rimangono ragazzini a guarirci da niente
neanche dai calci degli uragani
ma come tonni sospinti nelle camere delle tonnare 
esultiamo di gioia 
volando tra un arpione e l’altro
felici che ci si dia un poco di attenzione

[…]

qui si aspetta per aspettare
così 
per aspettare
l’attesa è uno stile di vita 
il differimento uno stile di morte
qui si dimenticano promesse un tanto alla volta
affidando le speranze a una busta di mais

e ogni cicatrice seppellita
è una tessera per l’imperituro bricolage dell’esistere

intere notti passate a cercare nel buio 
tracce di fuochi artificiali
le spire di luce che appaiono e scompaiono come lutti
dio c’è venite a prenderlo
e le sere del dì di festa passate a fissare da lontano 
le vetrine spente
ognuno nella sua camera di contenzione

[…]

mentre i frigoriferi parlano con gli aspirapolvere 
gli aspirapolvere parlano con i televisori 
i televisori parlano con le lavatrici
le lavatrici parlano con gli scaldabagni
e noi parliamo da soli 
con una lastra luminosa di policarbonato
persino lo squallore ha valore di mercato
in questo cimitero di riflessi condizionati 
e coazioni a ripetere
qui fino a ieri non c’era niente 
e ora sembra dubai

[…]

e poi 
i santi accartocciati nei sottopassi
i navigatori che trasmigrano da una lotteria all’altra
gli eroi che innaffiano cespugli di inferriate
i poeti che si leccano i baffi 
nelle sale d’aspetto del mondo 
gli artisti fermi ai totem eliminacode
con la lingua tra le gambe
i profeti nei bar aziendali che addentano tramezzini 
a distanza di sicurezza

in una tombola di autostrade 
bonificate dalle lapidi degli schiantati
in un tanfo di ristoranti e tubi di scappamento
vedo brillare un trionfo di disfatte quotidiane 
parcheggi a pagamento acquedotti prosciugati
al ritmo di martelli pneumatici bonifici parlanti
e liste di proscrizione

e non c’è più nessuno che ritorni a sporcare

[…]

statistiche alla carne
carne alle statistiche

i semi ghiacciati
le cartoline incenerite
i giaguari dilaniati ai monti azzurri

finire gli uni sugli altri
gli uni contro gli altri
come fiumi di perle tuffati da un crepaccio

la guerra è la forma della pace
la guerra è la forma della storia

mentre l’orto-cloro-benzal-malonitrile fa il suo dovere 
su candide spiagge spianate e riverniciate a giorno
avanziamo mischiando l’utile al dilettevole
il creato all’increato
infiliamo gioielli nei sarcofaghi dei defunti
aspettiamo sui tetti che il fango ritorni sui suoi passi

***

Caterpillar è un agitatore culturale, un poeta e uomo di scena, nato nel 1972 a Roma. Da anni porta in giro i suoi monologhi, i suoi spettacoli, le sue performance. La scrittura di Caterpillar è fluviale, intensa, al lucido servizio di una ragionata fantasia, frenetica, lirica, irata. I suoi scritti snudano le logiche d’inganno con cui il Potere irretisce la libertà delle esistenze, torcendone l’aspirazione e addirittura il sogno. La sua lente intenzionale e prospettica è puntata sullo sfruttamento del vivente da parte di pochissime persone, sulla struttura di controllo che tale disequilibrio deve necessariamente proteggere, sul presente colonizzato, sull’assurdità della vita mercificata, sul Capo che ormai è anche in noi. Le sue rocambolesche invettive incitano alla diserzione dai progetti di un’umanità irreversibilmente soggiogata, addomesticata e acquiescente. Dopo avervi già proposto alcuni suoi versi espunti da “Il Capo” (Sem Plumas, 2021), vi proponiamo un piccolo estratto da “Prima che ancora (e altri versi)” pubblicato a febbraio per Nautilus.


Da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 27
16 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100 | 2 colori
Per ricevere e sostenere questa pubblicazione: info@laterratrema.org


Crediti immagine: Bestia custode della tomba, Cina V-VI secolo. Da MET

Last modified: 9 Ott 2024

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