Chiudiamo il 2021 e avanti agli occhi abbiamo l’iride dei 25 numeri de L’Almanacco de La Terra Trema. Per ognuno di questi, vie, passaggi e presagi, cambiamenti, moniti sono stati scritti e con essi si è scritto di necessari salti nel vuoto, di inviti a sporgersi, a sondare, saggiare, a tener salde le posizioni.
Tutti, oggi, si è coinvolti in questo pasticcio globale. Parte delle consapevolezze narrate tra queste pagine, in questo pasticcio globale sono implicite, sono in esso contenute.
Che si continui a fare, dire, scrivere, replicare con lucidità è dunque auspicio, in previsione dei numeri nuovi che verranno ché lucidità e consapevolezze ci sono necessarie in questi anni in cui (pare) ragione è persa.
Si accalca il cumulo di sensazioni, come crosta. Permane l’impressione di una forza statica, immutabile, impregnata ai corpi, ai pensieri, alle parole, come odore stantio.
Un anno chiude. Un nuovo anno viene, forse un nuovo niente, un nuovo vecchio, monocorde, già sentito.
Esistere, essere, stare nella pandemia e nell’emergenza stonata dei decreti, nell’accettare direttive e persuadersi, nell’adeguarsi e torcersi. Questo è richiesto.
Tutto ristagna, o quasi, nelle dinamiche, nei dispositivi e nei rapporti, nonostante il caos.
Non solo noiosa routine, non solo monotona prassi. Collegarsi, igienizzarsi, immunizzarsi, battere sulla tastiera, chattare, replicare, condividere, bannare, scansire codici, riempire il carrello, aspettare esiti, lasciare vocali, ascoltare vocali, entrare in room, misurare la temperatura, silenziare gruppi, inserire destinazioni, verificare account. Ogni cosa è digitalizzata. Persin l’identità, figuriamoci.
Nel quotidiano fare, ingerenza molesta, insidiosa, perdurante, che mina le vite di tutti e che nel non muoversi più, nel muoversi meno, non nel mondo ma gli uni intorno agli altri ha creato un interstizio degenere e, tante volte, ha piantato (molti di) noi davanti a uno schermo e basta. Inchiodati e infetti.
Sappiamo che questa emergenza ha favorito un’accelerazione accanita del processo di digitalizzazione, sappiamo che questo ha come esito produrre un nuovo capitale, fatto di materia nuova. Sappiamo che tutto questo lacera e produce distanze ampissime, ben più del metro raccomandato per la salubrità propria e altrui, il punto da cui si era partiti.
Sappiamo che disparità e disuguaglianza si accrescono e insistono là dove già l’equilibrio è fragile.
L’universo racchiuso negli schermi in cui ci incontriamo a testa china, pollice piegato, occhio vitreo, questi nostri corpi, queste nostre menti le sta plasmando. Plasma la realtà e le questioni che ci riguardano. Convince, dirotta, conduce là dove non vi è altro senso se non quello di foraggiare se stesso, altroverso.
Che si trovi la strada per uscirne, il più possibile, da questa restrizione allo schermo, ai suoi contenuti, abbandonando esigenze indotte, calcolate, effetti matematici di abitudini.
Un passaggio epocale, come ce ne sono stati. Drastico per la sua imminenza.
Ernesto De Martino, in Sud e magia, si fece testimone della voce di donne e uomini colti nello spartiacque tra civiltà contadina e industrializzata, soggiogati da quella che definivano fascinazione, pervasi e avvolti da un senso di dominazione, un essere agiti «da una forza altrettanto potente quanto occulta, che lascia senza margine l’autonomia della persona, la sua capacità di decisione e di scelta». All’irrazionale industriale contrapposero, come d’abitudine, il momento magico, pratica di autodifesa retriva.
Forse oggi servirebbe solo questo, più retrogrado incanto.
Vi invitiamo a ricercare L’Almanacco, anche per la prossima annata, 2022.
Su carta, materia buona da sfogliare e incendiare.
Da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 23
16 pagine | 24x34cm | Carta Nautilus Classic gr 100 | 2 colori
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Last modified: 11 Feb 2022