testo e foto di Jacopo Andreini
Occupa un posto speciale nella mia personale cartografia per i tanti momenti passati a scambiare musica dal vivo con visioni sociali dell’agricoltura e impegno quotidiano ma leggero, come le parole ascoltate a sera. Durante un lungo pranzo, intorno al tavolo all’aperto in questo soleggiato fine febbraio, il decano Sandro e la nuova generazione rappresentata da Massimiliano e Lucia ripercorrono le storie che hanno vissuto in questi intensi quarant’anni anni di attività.
Durante un lungo pranzo, intorno al tavolo all’aperto in questo soleggiato fine febbraio, il decano Sandro e la nuova generazione rappresentata da Massimiliano e Lucia ripercorrono le storie che hanno vissuto in questi intensi quarant’anni anni di attività.
Situata nella campagna tarantina tra Carosino e San Giorgio Jonico, nella contrada Pasone, la Cooperativa Robert Owen (con l’Hotel de Ville) nasce come occupazione.
Iniziò con milleseicento galline che ben presto ebbero la meglio sugli umani, questi ultimi provenienti in gran parte dall’estrema sinistra settantasettina.
L’idea era quella di coinvolgere a vario titolo persone in difficoltà e così, piano piano, nacque Owen in dedica al socialista utopista che gli allora ragazzi scoprivano attraverso la lettura di Marx (e che tuttora la sera, dopo cena, a turno, i presenti leggono a Sandro, ipovedente): «Owen ci piacque perché nel pensare le cose sembrava un intelligente fanciullo, una visione del mondo senza odio, pensava che fosse facile aggiustare le cose. Tentò vari esperimenti sociali, soprattutto amministrò le proprietà di molti capitalisti e fu molto bravo: nonostante riducesse l’orario di lavoro degli operai (mentre gli altri li sfruttavano fino all’osso), queste aziende producevano profitti notevoli. Diventò una celebrità europea, deputato del parlamento, fondò – e questo è il motivo principale per cui gli intitolammo la cooperativa – il movimento cooperativo. Cominciò con le cooperative di acquisto, di consumo, si batté per abolire il lavoro minorile in tutta l’Inghilterra e per favorire l’istruzione ai bambini fino ai dodici anni. Owen inventò la banca del tempo. In queste società gli operai tentavano di abolire l’uso del denaro e scambiavano il tempo. Fu una grande rivoluzione. Inventò delle banconote per le quali uno lavorava e veniva pagato in ore. Per Owen il lavoro di chi spazzava le strade, puliva le fattorie era uguale al lavoro dell’avvocato e del medico. Qui abbiamo sperimentato solo alcune delle sue idee, con molta umiltà».
Massimiliano comincia a frequentare i luoghi di Owen negli anni ’90 e ne diventa parte attiva dal 2005: «Quando siamo arrivati eravamo un gruppo di dieci, dodici giovincelli. Cercavamo un posto dove organizzare concerti, fare attività culturali perché nei paesi qua intorno non c’era un posto del genere. Andavamo a Massafra o a Taranto o a Fasano dove c’era la Masseria Maizza. Eravamo appassionati di musica, di cinema, forse meno di politica, ma ognuno a modo proprio la faceva. Arrivammo qua e Sandro ci propose lo sgombero dell’Hotel de Ville in cambio di poterlo utilizzare. Mizzica! Era pieno fino al soffitto di carta, oggetti, mobili: mesi e mesi di lavoro. Arrivammo a settembre e a dicembre facemmo il primo spettacolo: una coppia argentina di teatro di burattini nell’Hotel de Ville deserto».
Nel 2006 con l’enfance rouge organizzammo il festival Trasporti Marittimi intorno al mar Adriatico: le tappe prevedevano Rimini, tre concerti in Puglia, l’attraversamento da Bari a Bar in nave la notte di Natale e i concerti a Mostar, Travnik e Koper fino al 31 dicembre. Insieme a noi in questo giro i francesi Les Hurlements d’Leo e i bosniaci Vuneny. Organizzato a prezzo di grandi fatiche burocratiche, tecniche, logistiche fu una delle forme del festival itinerante, e mostrava, ogni volta, come immaginare un modo diverso di fare le cose fosse possibile. Quello in Puglia fu il primo evento dall’Hotel de Ville, come ricordano Lucia e Massimiliano: «Erano inverni rigidi, nelle stanze tenevamo le coperte a terra. La sera del concerto arrivò Yvonne (altra storica presenza della Owen) con Pati Luceri, un amico di Lecce che si occupa della questione curda. Noi avevamo organizzato la stanza sopra per far dormire i gruppi, bloccata per non far uscire nemmeno un briciolo di calore e a un certo punto ho visto Yvonne con la porta aperta che urlava “No! Questa stanza è per i Curdi!” venuti con un dirigente del PKK a vedere le stanze che poi hanno utilizzato in una quarantina tra il 2007 o il 2008 per varie settimane».
Una parte importante di Howen riguarda il lavoro agricolo: «In passato l’agricoltura l’abbiamo praticata quasi solo per noi stessi e adesso con Massimiliano tutto quello che è coltivato si vende. Adesso la produzione agricola se non è primaria è alla pari con le altre attività».
Massimiliano fa un resoconto appassionato di quello che ha tirato su in quindici anni: «Insieme alla passione per la musica è nata quella per l’agricoltura, almeno per quanto mi riguarda. Iniziando dall’orticello che stava dietro al palco abbiamo cominciato a pulire le zone coltivabili e portare terra. Adesso siamo arrivati a quasi un ettaro di terreno coltivato a orto, più un centinaio abbondante di alberi di ulivo piantati e recuperati da innesti, cento mandorli spontanei e altri alberi da frutto. Abbiamo iniziato a lavorare anche terreni abbandonati e a raccogliere le olive: mettevamo le reti, le facevamo cadere e ce le portavamo, …esproprio. Col passaparola le persone hanno cominciato a chiamarci perché avevano qualche albero. Tramite Urupia abbiamo conosciuto un grande proprietario che aveva cinquemila alberi di ulivo, non ce la faceva ad occuparsi della raccolta e allora abbiamo iniziato noi. Quando ci siamo resi conto che questo campo, di proprietà di un uomo ricco, era praticamente abbandonato siamo partiti con “la terra a chi la lavora” e abbiamo iniziato a gestire gli uliveti». Oggi hanno in gestione quasi cinquecento alberi e nuove occasioni si fanno avanti. «Se ci chiedono di potarli ci facciamo pagare, altrimenti per i nostri ci rifacciamo con la vendita dell’olio. Quest’anno abbiamo potato già quattrocento alberi, io e Francis, che è del Ghana, sta qua dal 2011 ed è il mio compagno di lavori. È stata un’annata straordinaria, abbiamo superato i venti quintali di olio, raccolto quasi venti tonnellate di olive. Con noi della cooperativa hanno lavorato Kuapo che è un altro ghanese bloccato per un anno per la storia che ha combinato Salvini, due bosniaci, poi Sebastian, Diego che è un disoccupato della zona e poi Alberto che si è unito al progetto e vive a Marsiglia. Abbiamo piantato cinquanta ulivi e ne abbiamo altrettanti già produttivi intorno alla Cooperativa».
Interviene Lucia: «Lavoriamo molto con le scuole, vengono a passare una giornata in campagna, piantano qualcosa nell’orto, fanno il pane. È un modo di condividere le attività con loro. Spesso i bambini ritornano qui con i genitori. È stata una grande apertura far venire i bambini, perché nei dintorni la cooperativa aveva un marchio negativo mentre venendo maestre, bambini e genitori si perde un po’ l’idea che sia un covo di gente che chissà cosa fa. Molti bambini vengono da Taranto città e magari è la prima volta che vedono una gallina, che mettono in relazione l’uovo con la gallina, o che mettono le mani nella terra, o che semplicemente hanno la possibilità di stare in uno spazio aperto e correre, perché magari vivono in un appartamento e basta».
Sandro torna sul ruolo sociale della Owen: «siamo la succursale dell’Ucciardone! Da parecchi anni!». Il primo recluso a varcare la soglia di Owen è stato un brigatista. Con non pochi problemi di tipo burocratico. «Adesso ci sono quattro, cinque persone (…), lavorano 5-6 ore alla settimana aiutandoci a fare tante cose e qui scontano la pena. Ce n’è uno che beve birra tutti i giorni insieme a me: lui è astemio, quindi la sua pena è bere».
Lucia e Massimiliano raccontano dei prossimi progetti tra questi uno dedicato a Salvatore Morelli che a fine Ottocento, nel parlamento del Regno d’Italia fu antesignano nelle lotte per diritti civili: «Ci sembrava assurdo che un personaggio di qui, di Carovigno, non fosse conosciuto in zona. Neppure noi lo conoscevamo! In “Eresie dell’ottocento” abbiamo scoperto che anche il movimento femminista americano lo cita. Simona, una compagna della cooperativa, che sta lavorando a Torre Guaceto, ha conosciuto una donna che fa parte del circolo locale dedicato a Morelli: lì hanno materiale per una mostra che ci piacerebbe portare alla Owen». Morelli era avanguardia in un panorama desolante e desolato. «Chiedeva il disarmo, l’abolizione dell’esercito, nei verbali del parlamento è ricorrente che lo scrivàno abbia annotato “scoppi di ilarità tra i deputati” perché ne aveva detto una delle sue. Era un parlamento misogino, nelle vignette Morelli era vestito da donna perché una delle sue fissazioni era la parità di diritti tra uomo e donna. Voleva la scuola ambulante agricola. Erano gli agronomi che dovevano andare a fare lezione ai contadini a casa loro». Morì poverissimo ma osannato dai nuclei femministi americani e inglesi.
Per fortuna, intorno a questo tavolo, le storie che si imparano sembrano non finire mai.
La Owen da sempre mi fa respirare aria di libertà e impegno: fare quel che si vuole, cambiare idea, rotta. Rimettersi in gioco, capire cosa si può fare in pochi o in tanti, per condividere e non per narcisismo o egoismo. Continuare a mettersi in gioco secondo gli incontri, organizzati o fortuiti, e scoprire cosa c’è lungo una strada di cui non si vede la fine.
A Sandro Quaranta.
da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 17
16 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100 | 2 colori
Last modified: 15 Mar 2021