Le vie dell’errare
Errare vs. camminare/andare. Contro l’idea del ritorno, contro l’idea dell’arrivo. Nessun approdo, nessuna partenza: smarrire ogni riferimento, cancellare ogni destino di percorso dal passo.

Testo di Guido Celli, immagini di Edoardo Pellegrini


I
Se questo mio non fosse vero errare
ma solo andare per tornare
se solo un vetro di finestra in somma
se solo la coda di un capo della corda
che lega il dove all’andare e trasforma
l’andata nella prima metà di chi ritorna?


VIII
Errare 
non quando 
dire parola di come
neppure quando
dire posto di un dove
qui, qua, lì, dove
che vieni e pare che vai.

Errare è 
che fai
non che stai
errare è 
senza neppure 
come dirlo 
come saperlo
non dove, verso
ma in quello   
che fai
hai
e che non sai.

Errare è
che non sai
né il dove, né il vai.


IX
I punti cardinali, la terra e il cielo
nel più fortunato dei casi
al mare, in pianura, in altipiano
ci danno comunque idea
di stare dentro quattro pareti
un pavimento e un soffitto.

Perché le parole fanno questo:
Nord diventa un muro, un’asse
così il Sud, l’Est, l’Ovest
e la terra dove posa il piede
un limite chiamato suolo 
e il cielo dove posano le stelle
un ostacolo chiamato tetto.

Perché trasportiamo il nostro modo
nel Mondo che è senza modo
facendone continua metafora
ripetuta ereditata mappa
invisibile ma concreta
della vita a cui siamo abituati.

Perché camminiamo stando
andiamo tornando
percorrendo una griglia, una via
che ci inizia in testa
e prosegue ogni volta d’ogni dove: 
errare, solo errare, può salvarci
tirandoci fuori dal dappertutto qui
e restituendoci l’altrove.


XI
In errare non il punto
la linea, la retta, la curva.

In errare non l’ascissa
il meridiano, il quadrante, la mappa.

In errare non l’approdo
l’atterraggio, il permesso, il biglietto.

Non la carta
per segnare, disegnare l’errare
ma le paglie, le malghe
le erberie, le nevi
i fanghi, i muschi
le foglie, le felci.
Per archiviarne memoria non la carta
neppure il satellite:
l’errare non è decifrabile
pianificato, desumibile
non ha linguaggio traducibile
non ha traduzione parlabile
non è linguibile:
stenderlo su carta
non lo si può a biancherie
tenerlo con una molletta
sul filo astratto delle teorie.

L’errare è un’ondulazione:
più che all’uomo
appartiene al terreno.


XVII
Decidessero i boschi
le mappe sarebbero
un pezzo di cielo fra i rami
bacche e bestie scivolate fra i muschi.

Decidessero le nuvole
le mappe sarebbero
quella di sotto e quella di sopra
parallele come le pance alle schiene.

Decidessero le volpi
le mappe sarebbero 
gole nere dove tentare
la carne viva delle tane.

Decidessero i piedi
e i piedi e non gli occhi
le mappe sarebbero
sassi callosi e controluce di ginocchi.


XX
Quando si va o si ritorna
si tesse una tela fra il passo che precede 
e quello che lascia l’orma.

Quando si erra si snoda
ogni possibile filo che lega
il capo di un cammino alla sua coda.


da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 15
16 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100 | 2 colori

Immagine, Edoardo Pellegrini

Last modified: 4 Mar 2020

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