Benvenuti in Craccovia

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Annunziata, quella con la zeta, è luogo di Abbiategrasso che alcuni in città conoscono bene. Alcuni più di altri di quel luogo portano i segni sulla pelle: ginocchia sbucciate, cicatrici, scornature.
Chi all’Annuziata ha vissuto, chi ci ha aggiustato le biciclette, comprato frutta, riparato televisori o auto, chi ha dormito faccia a faccia con gli affreschi, chi lo ha fatto sa bene che il luogo è versatile, spazio elastico, aperto, anche all’impossibile.
Infatti. Tra le mani scorrono fotografie su carta, soggetti che fanno sorridere e un contesto che è meraviglioso, oggi sembra impossibile crederci: l’Annuziata è stata casa, officina meccanica e di biciclette, falegnameria, parruccherìa, salone di massaggi, frutta e verdura, laboratorio per riparazioni, campo da calcio, luogo familiare, di vita e di morte.
Forse fu la prima, certo non fu l’unica, proposta/richiesta di destinazione d’uso; la più popolare e dal basso, ma non l’unica.
Negli anni, innumerevoli volte, l’Annunziata è stata contenitore duttile d’iniziative, piccole e grandi, per le associazioni del territorio, per artisti internazionali, per eventi anche molto diversi tra loro.
Nessuna di queste iniziative però è stata presa sul serio a quanto pare,
non le necessità abitative, non le risorse culturali locali, non la storia intrinseca del posto, non la sua attitudine popolare e aperta.
Oggi, 2014, si prende sul serio, una proposta arrivata per lettera al comune, una sola, di un signore, Carlo Cracco, pluripremiato chef, curriculum stellato, star di salotti e televisioni, conto corrente da sogno, sicuramente.
Appetibile, è il caso di dirlo. L’uomo che scrive è l’uomo del momento, prezioso prezzemolo. Passi, si dirà, se per gli altri il momento non arriverà mai.
Sembra questa la solfa. La solita zuppa, per gli altri. Il solito boccone, d’alta cucina, da mandar giù.
L’amministrazione di Abbiategrasso formula un abito su misura, della migliore scuola sartoriale, indirizza una manifestazione di interesse per poi tesserci sopra un bando: perché scuola di cucina sia occorre aver fatturato 7 milioni di euro nell’agroalimentare, star dentro nella The World’s 50 Best Restaurants e via andare.
Come dire: Vorresti farci una bella scuola di Cinema all’Annunziata? Almeno devi aver vinto un Oscar (opps, l’Oscar! Ce l’abbiam!), aver calcato 4 red carpet, stare da almeno da 3 anni sul Morandini o il Mereghetti. Altrimenti? Non se ne parla.
Si è fatto in questi mesi un gran parlare di partecipazione, son stati chiamati professionisti, si è voluto ascoltare la città si è detto, si sono aperti tavoli di lavoro, alla città si è chiesto di farsi attiva e di formulare ipotesi e desideri anche relativamente a quello spazio. È stata l’amministrazione a farlo.
Ora di tutto quel bel parlare si fa carta appallottolata in un cestino.
La retorica dei costi di manutenzione da abbattere spiana tutto, è un mattarello.
E si fa regalo dell’Annunziata ad una star, al suo progetto, usando reverenza d’altri tempi, buona solo tra re e regine, per niente utile alla cittadinanza.
E quando si grida allo scandalo (perché l’architettura ordita è scandalosa) intorno al re tutto tace, nulla si muove. Il re è nudo, vanesio, pavone, ma si preferisce non fiatare.
Benvenuti in Craccovia.
Folletto25603 | La Terra Trema

 

Last modified: 20 Ott 2019

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