Le soddisfazioni crescono, il cuore ancora si gonfia, l’emozione di starci in mezzo sempre mozza il fiato. Anche per questa volta siamo sopravvissuti. Al grande salto nel vuoto, triplo e mortale, senza protezioni.
Anche questa volta si è ripetuto l’incanto. Nell’abbraccio forte, enorme, caldo, appassionato di chi, per quella volta ogni anno, incontriamo ancora nella Festa, nostra, potente e seduttrice. Nella folla, nei rumori, nel via vai vorticoso, felice, vibrante.
Da un mese e più le considerazioni si agitano in testa, prendono spazio, tra le consapevolezze, le incertezze, i dubbi e le aspettative. Nella cognizione piena e solida di elaborare di anno in anno un evento che è (ci tiene d’essere) ribelle, economico e politico, oltre che ardente e passionale, di qualità, accessibile, aperto, sensato e pure folle.
LTT diventa ogni anno più potente; è forte, dirompente e non molla anche se è frutto di sbattimento duro, di notti insonni, di fatica e rabbia. Che costruire La Terra Trema significa dar risposta a tanti perché, a sé stessi, agli altri; significa assumersi responsabilità grandi, per chi la attraversa, per chi partecipa, per chi la costruisce.
LTT diventa ogni anno più potente; segno concreto e tangibile della potenza dell’autogestione e delle politiche pratiche che essa stessa scatena; LTT è solida ed efficace eventualità fuor di istituzioni, di marchi, di patrocini e sponsor; sudatissima dimostrazione delle capacità fattive della rete, delle pratiche dal basso, delle competenze locali, vive e territoriali.
Quest’anno più che mai a LTT abbiamo visto belle generazioni a confronto tra gli agricoltori e i vignaioli, soprattutto: giovanissime/i vignaiole/i, meditate chiacchiere, continui scambi e un confluire corale, musicale di nuovi propositi (pazzi, folli, disciplinati, sbagliati o giusti, non ci interessa); una nuova onda, un rigoglioso rivo che si è gettato nel nostro gorgo, magmatico e che magnificamente si è fuso con la prima (e la seconda e la terza) guardia di produttori, quella storica, che da oltre 6 anni ci accompagna.
La Terra Trema ha elaborato anche per l’edizione 2012 un programma fitto, ampio, intenso e valido; dagli incontri e dalle presentazioni con i produttori sono emersi contenuti notevoli; sono state presentate al pubblico anteprime importanti; sono stati proposti concerti di primo ordine. Un programma che ha avuto un bel riscontro, preparato con la consapevolezza che nuovi e begli orizzonti si apriranno a noi tutti se noi tutti sapremo interrogarci, in maniera corale, non solo sullo stato dell’agricoltura ma anche sullo stato delle carceri, dei migranti, sulle pratiche politiche attive, sulle comunità nuove, sulle pratiche di resistenza territoriale.
Oltre seimila visitatori hanno attraversato LTT 2012, tra questi, cittadini/e d’ogni sorta e tipo, studenti/esse, madri e padri, artisti e impiegati, disoccupati/e, maliconici o entusiasti ubriaconi e sommelier. Tanto e tanto pubblico di settore, nuovi e vecchi professionisti del vino e del bel mangiare, enoteche, ristoratori. Non è un caso che una certa stampa d’ambito abbia dedicato belle attenzioni a LTT. Chef, bloggers, giornalisti/e, scrittori e scrittrici appassionate dell’enogastronomia nazionale, hanno dedicato pagine d’analisi attenta e coscienziosa all’evento, alla qualità delle presenze; al confronto di generazioni di produttori che si sono intersecate; a noi, che l’evento l’abbiamo voluto, costruito, sostenuto sulle nostre spalle strette.
Rimane, per questi motivi, forte la volontà di riproporre l’evento per il 2013 ma, all’agricoltura che con LTT spalleggiamo e sosteniamo, chiediamo in cambio forti stimoli; chiediamo partecipazione attiva e cosciente; chiediamo che sia agricoltura resistente nei e con i territori. Nella ferma convinzione che se non ci sarà una lucida e presente partecipazione dei vignaioli e degli agricoltori, se non sarà esponenzialmente adeguata alla nostra crescita non c’è motivo valido per ragionare su altre edizioni de LTT.
Rilanceremo quindi, o niente. Siamo affamati di vita, prendiamo a morsi il mondo, sotto i nostri piedi ci sono la strada e la terra; è una questione essenziale, reagiamo agli ambiti che attraversiamo, ringhiamo, ci prendiamo la Storia, passato, futuro, presente. Fuori, altrove, scansiamo a calci inerzia e abulia, abulia politica di Stato, abulia di cultura e mezzi di informazione, un sopravvivere stanco e pallido cui non vogliamo soccombere.
Negli ultimi venti anni una metamorfosi impressionante ha distorto i sistemi economici, sociali e politici di tutto il mondo e l’Italia non è stata risparmiata.
Il capitalismo finanziario si comporta come un sistema di sfruttamento totalizzante; nutrendosi di qualsiasi cosa produca profitto e business, generando affari e denaro per pochi e a scapito della maggioranza della popolazione mondiale; operando un violento sfruttamento di Terra e Individui, fino a metterne in gioco la stessa sopravvivenza.
Al contempo alternative di sviluppo, qualità della vita, partecipazione e territorio diventano slogan senza sostanza, spot elettorali, puro brand markettaro, parole chiave di sicuro appeal per il progettificio macina finanziamenti della nazione italia, rischiando di esaurire la carica eversiva intrinseca, concreta che ne aveva fatto strumenti forti, dirompenti oltre che parole.
Con la volontà di scardinare LTT avanza su sentieri nuovi per andare lontano da questo scenario desolante. Avanza su sentieri nuovi, ascolta le mille narrazioni dei territori attraversati, osserva, partecipe di pratiche e progettualità in grado di costruire immaginari diversi, utili a indicare sentieri altri percorribili.
Con LTT abbiamo trovato i nostri strumenti di resistenza; le strade da percorrere nella progettualità concreta delle comunità nei/dei territori; la responsabile, corporea e solida potenza dell’autogestione e dell’autorganizzazione delle comunità; abbiamo tratto insegnamento dalle pratiche di resistenza quotidiana attuate dall’agricoltura (quella contadina, non certo quella sfinita e depauperata dall’agroindustria).
Con LTT nel quotidiano sperimentiamo costanti pratiche per la costituzione di filiere corte autorganizzate efficenti. Supportiamo la distribuzione diretta e partecipata, innescando meccanismi centrali per produzione e consumo, elaborando un altro modo di vivere, attraversare e gestire il territorio; supportiamo quella precisa porzione di produzione agricola fatta di piccoli produttori resistenti, partigiani nei propri territori, espressione di un vivace valore culturale, sociale e politico.
Contadini troppe volte schiacciati dalla grande distribuzione, dei supermercati, degli ipermercati, dei grandi centri commerciali: i luoghi ipertrofici della negazione dei diritti, dello sfruttamento, dell’infima qualità del lavoro, della distruzione dei territori, della omologazione di merci e sapori, dell’alienazione dei bisogni e del vivere sociale. Contadini spesso dimenticati da chi è stato istituito e pagato per sostenerli, Pac e OCM Vitivinicolo, organizzazioni di settore, nazionali e locali, e che il più delle volte si rivelano istituzioni sterili, a sostegno di poche, solite, potentissime lobbies consociative.
Così, in questo modo, chiudiamo le nostre riflessioni aggiungendo un sentito, grande, ringraziamento a chi ci ha seguito, appoggiato, sostenuto; con la testa, le spalle, le braccia, gli abbracci; ringraziando la Roncola d’Oro 2012 assegnata a vignaioli a noi molto cari, che fieri ci accompagnano dall’inizio.
Alziamo il calice, ai nuovi incontri, alla vecchia guardia, alle nostre spalle rotte, alle vostre terre, al vino, al cibo, a chi ci vuole male.
La Terra Trema
Folletto25603 e Leoncavallo S.P.A.
Last modified: 20 Ott 2019