in alto Belleville!

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Il Centro Belleville l’abbiamo attraversato in molti modi, con i vini, con i vignaioli, con i ragazzi che l’hanno frequentato e che in tante occasioni ci hanno aiutato. In questi giorni Belleville chiude e non ci piace neanche un poco. In alto Belleville, in alto gli harraga e i viaggiatori che hanno solcato quel mare.
La Terra Trema

MILANO APRE!! BELLEVILLE CHIUDE?! IN ALTO BELLEVILLE

Vento nuovo, voglia di respirare aria diversa, entusiami genuini, ci hanno coinvolto, li abbiamo condivisi e respirati.
Ma la notizia della chiusura di Belleville è arrivata come una doccia fredda, vissuta più male in questi giorni in cui il calore si è sentito forte sulla pelle.

Nel corso degli anni Belleville ha accolto e protetto chi non aveva troppa scelta e, altrove, veniva respinto.
Quando aprirsi ai migranti era reato Belleville apriva le porte, offriva accoglienza senza chiedere documenti, tessere, riconoscenza.
Oltre mille ragazzi, tra i 12 e i 25 anni, sono passati.
Ognuno con la sua storia da raccontare e da ascoltare.
Ognuno ha trovato a Belleville una possibilità di quiete, ché fuori, Milano, soffocava, braccava, respingeva, rendeva impossibile anche solo respirare.
Nella Milano nuova che in questi giorni ci siamo immaginati, di spazi come Belleville avremmo voluto vederne di nuovi, mille altri ancora avremmo voluto nascessero da quell’esempio.
E invece, proprio Belleville, hanno deciso di chiuderla.
Per motivi strani, per esigengenze economiche, per la poca appetibilità dell’utenza forse.
Quando invece Belleville è un investimento su tutti i fronti.

In questi anni Belleville è stata intervistata, fotografata, analizzata, filmata, narrata in mille modi, invitata al racconto, è diventata esempio, argomento di studio.
Sul suo modo di agire e accogliere, sui suoi ospiti e le loro storie di vita sono stati fatti libri, trasmissioni, relazioni.
Belleville è stata vanto.
Per noi Belleville ha fatto molto di più, ha aperto un mondo, ha spiegato e reso chiara una visione che prima era distante e indistinta, ha palesato agli occhi una generazione nuova di viaggiatori che oggi riconosciamo animarsi qui e nel cuore del Maghreb.

Nei prossimi giorni Belleville verrà chiusa, per decisione del Consiglio di Amministrazione di Comunità Nuova. Per noi è una scelta folle, è un brutto sintomo, una negazione al desiderio di conoscere.
Per questo chiediamo che di questa scelta venga reso pubblico conto, perché da molto tempo Belleville non è un affare privato, la sua storia non è chiusa nell’ambito decisionale di un CdA, è storia comune e coinvolge tutti.
Per questo chiediamo di sottosrivere questo appello, di farlo girare.
In alto Belleville.

Siamo gli harraga, i viaggiatori, gli amanti di Belleville, le innamorate di questo meraviglioso porto in terraferma, siamo i curiosi, le sorelle e i fratelli di chi Belleville l’ha animata e attraversata.

“Il centro Belleville è un progetto di Comunità Nuova onlus.
Il centro ospita giovani migranti e non che vivono nelle strade di Milano. Sono giovani con poche possibilità di reddito che dormono in baracche, treni, fabbriche dismesse, case abbandonate. Ragazzi che arrivano, spesso da soli, dal Nord-Africa e dall’Est Europa portandosi dietro sogni difficili da realizzare nella Fortezza Europa, in questa Italia impreparata, dei decreti sicurezza, del razzismo mediatico e culturale, dei diritti negati, dei respingimenti e dei morti in mare.
Questo Centro fornisce gratuitamente alcuni servizi essenziali: lavatrici, docce, ristoro, internet, consulenza legale. Alcuni dei suoi frequentatori sono minori, altri più grandicelli e comunque tutti al di sotto dei 25 anni. Col tempo e in seguito al passaparola dei suoi frequentatori, Belleville è diventato un luogo d’incontro e denso di storie. Storie spesso invisibili, ignorate”.

Per sottoscrivere questo appello:
inaltobelleville@bastardi.net

 

VIDEO:

IN ALTO BELLEVILLE 1 – BONSHAI UNA STORIA

IN ALTO BELLEVILLE 2 – MOHAMED – BAGDAD – MOUSTAFA

IN ALTO BELLEVILLE 3 – WANIS – MOHAMED – ALANel 2009 e nel 2010 a Belleville sono stati fatti dei “cantiere di socioanalisi narrativa” con alcuni dei ragazzi che frequentavano il centro. Nel corso dei cantieri i ragazzi, provenienti per la maggior parte dal nord-africa, hanno raccontato pezzi della loro esperienza di vita in Europa e in Italia. Quell’esperienza è anche diventata un libro edito da Sensibili alle Foglie: “Respinti sulla strada- la migrazione iper-moderna di giovani e minori stranieri”. I video che proponiamo sono piccoli frammenti di quell’esperienza.

Last modified: 20 Ott 2019

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