“La Terra Trema” – Contest

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tratto da “Contest”, territori reti movimenti

La Terra Trema

Folletto 25603

“Lavorare la terra, coltivare un orto, imparare ad usare linux, sperimentare l’autoreddito, partecipare a gruppi di acquisto, autoprodurre cultura, occupare aree dismesse nelle periferie delle metropoli, saperi, sapori. Sono esempi reali di quanto abbiamo chiamato micropolitiche della resistenza. Ci vogliamo situati in un luogo comune che diciamo metropolitano, un tessuto connettivo che desideriamo autodeterminare in ogni sua forma: geografica e relazionale. Saremo soggettività quando impareremo che la partecipazione inizia dove si sappia mettere in comune i desideri, autoproducendo ricchezza (anche economica) e praticando cooperazione dal basso, partendo dal quotidiano”.

La Terra Trema, è il nome dell’appuntamento che riunisce l’agricoltura critica di qualità allo Spazio Pubblico Autogestito Leoncavallo di Milano, già sede della Fiera dei Particolari – t/Terra e Libertà/Critical Wine, ultimo “sogno possibile” condiviso con Luigi Veronelli. La Terra Trema è anche il frutto della collaborazione tra Folletto25603 e Leoncavallo s.p.a.
L’evento si è svolto tra il 23, 24 e 25 Novembre, dove più di cento piccole aziende agricole – tra vignaioli provenienti da tutta Italia, coltivatori e allevatori (in special modo del Parco Agricolo Sud Milano e del Parco del Ticino) – hanno offerto in degustazione e in vendita i propri prodotti. Nel corso dell’evento oltre ad assaggi confidenziali e acquisti diretti sono stati previsti momenti pubblici di confronto, interventi di produttori, scrittori e giornalisti, proiezioni video, concerti, cene a filiera zero. Particolare attenzione è stata dedicata al rapporto tra città e agricoltura periurbana; alla condivisione di un patrimonio culturale collettivo quale è il sapere gastronomico; alla discussione delle problematiche attinenti il settore agricolo e alimentare.
La costruzione degli stand usati durante i tre giorni è stato il risultato della collaborazione con la Comunità Cascina Contina, che con il suo laboratorio di falegnameria, l’orto, l’allevamento di animali e altre attività persegue la sfida di una casa d’accoglienza per marginalità diverse come tossicodipendenti, minori, e persone infette da HIV.

Durante lo svolgimento dell’evento abbiamo chiesto al Folletto25603, che al Leoncavallo ha organizzato la tre giorni, di raccontarci a partire dalla loro storia e dal loro punto di osservazione quest’esperienza, che è ormai arrivata alla sua terza edizione.

Dove nasce la Terra Trema
“Siamo partiti dalla frequentazione quotidiana e vitale di un territorio specifico, che si estende a una manciata di chilometri a sud ovest di Milano…”
Tutto ha inizio dal progetto della superstrada Milano – Malpensa. La Terra Trema che quest’anno si è svolta al Leoncavallo nasce da lì, dalle mobilitazioni costruite dai comitati, dai cittadini sensibili, dagli ambientalisti, dai contadini. È lì che abbiamo incontrato gli agricoltori. E anche tra di noi c’erano agricoltori, figli di agricoltori. Con loro si sono intessute relazioni. Gli agricoltori in particolare erano toccati sul vivo del progetto infrastrutturale, perché questa strada doveva passare proprio sui loro terreni, sui loro campi. La mobilitazione contro la superstrada ha inizio con cortei e raccolta firme e prosegue con una serie di riunioni fatte nelle loro aziende e al folletto, grazie alle quali progressivamente ha cominciato ad aprirsi un altro mondo di tematiche legate alla loro quotidianità: dalle “problematiche” dell’azienda piccola che non fa più reddito, al prezzo del latte, alle difficoltà relative all’economia e alla sussistenza degli agricoltori. Questioni legate a dinamiche economiche certamente più macro ma che producevano la chiusura delle aziende che non ci stavano più dentro coi prezzi.
La mobilitazione contro la strada ci ha permesso di conoscere quindi i contadini, gli agricoltori e di costruire con loro una serie di relazioni che si innescavano su: territorio, grande distribuzione, qualità del prodotto, qualità della vita, terreni prettamente agricoli sostituiti da centri commerciali, supermercati, aziende di distribuzione, imprese logistiche, di trasporto che portavano sul nostro territorio precariato e bassa qualità della vita e del prodotto. Tutto questo è poi diventato la Terra-Trema.
In parallelo, in quegli anni, c’era Critical Wine: l’intuizione condivisa con Veronelli di portare centinaia di piccoli vignaioli critici e resistenti nei cosiddetti centri sociali.
La prima edizione della Terra Trema, dove viene presentato il progetto Critical Wine, prende forma in un evento al circolo dei contadini detto anche “Circulòn”, uno spazio nel centro storico di Abbiategrasso, fondato da una società di mutuo soccorso di contadini ed ora cooperativa. Attraverso quell’evento si è ridato senso e contenuto a quel luogo e alla sua storia.

Resistenze
La terra trema è una forma di resistenza alla filiera lunga che impoverisce gli agricoltori e arricchisce i distributori, un aiuto ai piccoli produttori, sensibili e critici e ai consumatori consapevoli, un inno alla tradizione contadina, alla terra e al territorio che va difesa ad ogni costo dalla devastazione che avanza
L’aggressione del territorio è stato il motivo che ci ha mosso. Il progetto della strada è la rappresentazione della trasformazione del nostro territorio, una minaccia che proviene dalla forma metropoli…
Non ci interessa il marketing del prodotto tipico, la logica della gastronomia di nicchia, poche eccellenze accessibili a pochi che se le possono permettere. Slow food ad esempio spesso viene usato solo come marchio per vendere meglio. In Lombardia chiude un’azienda agricola al giorno, ma loro si preoccupano di quelli che hanno i mezzi economici e capacità imprenditoriale per sfondare sul mercato. La difesa della terra e dei suoi prodotti è un’altra cosa. È un’altra cosa rispetto anche agli agriturismi che spesso sono solo una “messa in scena” romantica della campagna.
La Terra Trema l’abbiamo fatta per sostenere il prezzo sorgente, la filiera corta, la resistenza alla forma metropoli.
Alla terra trema non trovi il rappresentante che vende ciò che altri hanno coltivato o il sommelier che ti fa degustare i vini . incontri i vignaioli i produttori, li puoi guardare in faccia, puoi parlare con loro… l’aspetto comunicativo è quello che ci interessa di più. Poi naturalmente gli agricoltori hanno anche l’opportunità di farsi conoscere e di creare una rete di vendita diretta. È quello che è successo negli anni scorsi, grazie alle manifestazioni al Leoncavallo.

Il cuore della Terra Trema 2007
Il cuore della manifestazione è stato il portare a Milano le tracce di un rapporto conflittuale e vivo tra città e agricoltura periurbana: la condivisione di un patrimonio culturale collettivo quale è il sapere enogastronomico; la discussione delle problematiche attinenti il settore agricolo alimentare.
Sotto il nome della Terra Trema si riunisce l’agricoltura critica di qualità. Oltre le mode, le fiere slow food, il marketing del prodotto tipico studiato ad hoc.
Contadini, allevatori, piccoli produttori resistono quotidianamente alle tonnellate di cemento abitando l’appena oltre periferia della metropoli.
La terra trema come poche altre esperienze in Italia e in Europa, mette insieme la gente della campagna e i centri sociali metropolitani in una provocazione corale che va addosso all’appiattimento dei sapori, dei sensi del futuro.

“La Terra Trema (2007, evento in continuità con Critical wine) è il risultato di una frequentazione forzata ma quotidiana tra due geografie che scorrono parallele, opposte, tanto da apparire ossimoro/contraddizione. Un territorio agricolo periurbano da una parte, una metropoli ipertrofica dall’altra. Entrambi sono flussi in trasformazione. Una divora l’altro con cemento e catrame. I luoghi dell’agricoltura sono perciò compromessi dalle urgenze impellenti proprie dello spazio metropolitano, atto all’edificazione coatta e alla distribuzione schizofrenica delle merci. Edificare/distribuire imperativo presente. Opporre resistenza è un vizio impossibile quasi. Opportunità di pochi. Eppure questo è, per forza di cose, il vivere quotidiano di contadini, allevatori, piccoli produttori che abitano l’appena oltre la periferia milanese. La periferia milanese finisce laddove iniziano queste esistenze “periferiche” diverse (citando Rumiz)”
“La Terra Trema (2007) è il desiderio di portare porzioni di queste opposizioni nella metropoli (quelle che Luigi Veronelli avrebbe detto hackers), è un invito ai guardiani del territorio ad uscire temporaneamente e a darsi al racconto delle proprie quotidiane resistenze. La Terra Trema vuole ribadire che l’agroindustria e la grande distribuzione, gli ipermercati, i grandi centri commerciali, la ristorazione prefabbricata, sono anzitutto i luoghi della negazione dei diritti, dello sfruttamento, dell’infima qualità del lavoro, della distruzione dei territori, della omologazione di merci e sapori, l’alienazione dei bisogni e del vivere sociale.

Come sta cambiando Milano?
Milano fa schifo come qualità della vita e delle relazioni, dei rapporti umani: la forma metropoli e’ un modello sociale e urbanistico deleterio, da quello che respiri ai ritmi lavorativi. In questo momento Milano subisce grosse trasformazione urbanistiche, progetti in zone centrali e semi centrali che porteranno servizi e appartamenti di lusso, con speculazioni immobiliari. Queste trasformazione porteranno allo svuotamento della città e migliaia di persone finiranno in provincia che diventerà periferia della metropoli.
Una volta le civiltà si sviluppavano lungo i corsi d’acqua, ora si sviluppano lungo le strade.

Trasformazione che si ripercuote a catena…/ Contaminazioni
Intuire come ha fatto Veronelli di portare i vignaioli in spazi sociali ha sdoganato un soggetto sociale verso luoghi autogestiti, promuovendo l’incontro tra luoghi resistenti: centri sociali nelle metropoli, cascine in campagna, che sono aziende che producono materie prime, ma per fare quello devono essere innanzi tutto soggetti resistenti.
Non e’ un caso che si sono incontrati, infatti la frequentazione del Leoncavallo è diversa. Il pubblico del Leoncavallo che normalmente avrebbe esaurito il legame affettivo con quel luogo in questi casi trova nuova energia, nuove relazioni, nuove motivazioni… e nuove possibilità di “arricchimento”.
Questi giorni sono importanti perchè tengono dentro la storia del Leo, ragazzini curiosi che vogliono sapere cos’e’, ci siamo noi che abbiamo la fortuna e la sfiga di non vivere al centro della metropoli.
La Terra Trema non e’ l’unica isola felice, altri spazi sociali si stanno rapportando ai territori passando dai piccoli produttori, con tutte le specificità dei loro luoghi. A Roma per esempio esistono terra/Terra, il Forte, la Torre e alcuni mercati senza mercanti, a Genova e’ ancora diverso, a Brescia c’e’ il mercato mensile al Magazzino 47 e a Bologna Gusto Nudo e il mercato all’XM. Si sono prodotte in questi anni importanti contaminazioni… i produttori ad esempio hanno cambiato completamente atteggiamento rispetto al Leo e al Folletto… come noi abbiamo imparato da loro, una contaminazione non strutturata ma orizzontale.
… Siamo tranquilli di immaginare la terra trema in mezzo al guado, si possono fare un sacco di cose a ancora non si sa bene dove si andrà, anzi… a dir la verità non ci interessa proprio dove si andrà e questa sorta di “ingenuità” e’ la nostra forza, stiamo bene così, ci stiamo arricchendo. Non nel senso economico del termine, questo evento infatti non produce autoreddito, ma in termini di relazioni e di legami sociali e con il nostro territorio, in termini culturali e di sapienza locale.
La Terra Trema viene svolta perchè crea un nuovo meccanismo disinibito da relazioni consumo che contemporaneamente non vuole riprodurre il meccanismo che combatte.
Noi facciamo la nostra piccola parte, mi sembra già grandissimo quello che stiamo facendo e non saremo solo noi dentro a una dinamica più macro a cambiare le cose, non ci vogliamoi prendere sul serio, non vogliamo essere il soggetto rivoluzionario, all’avanguardia. Siamo contenti per il gruppo di persone con cui ci relazioniamo in questo periodo. Sta venendo qualcosa di bello e cerchiamo di vivercela bene, era tanto tempo che non stavamo così bene a Milano.

http://www.inventati.org/folletto25603/
http://www.inventati.org/folletto25603/laterratrema/

Da Critical Wine …. Autocertificazione e Prezzo Sorgente

L’Autocertificazione si fonda sul principio di responsabilità. al di là di ciò che prescrivono le leggi, ciascuno ha il diritto dovere di indicare l’origine delle materie prime, la loro tipologia, i metodi di trasformazione, di conservazione e di confezionamento usati. Questo diritto-dovere viene spesso negato alla grande distribuzione che impone il proprio marchio nei prodotti che commercializza espropriando così i produttori anche del loro nome. L’autocertificazione è un dovere verso la collettività: per poter giudicare la qualità di un prodotto, prima di acquistarlo si ha il diritto di conoscere tutta la filiera produttiva. La qualità non è un insieme di regole e di gusti standardizzati, ma l’ottimizzazione delle relazioni produttive, sociali e ambientali che danno vita a un prodotto. La qualità di un prodotto è espressione della qualità della vita e dell’ambiente da cui esso viene generato.  Se un bicchiere di vino appare buono al gusto standardizzato del consumatore, ma deriva da una filiera produttiva infelice (alto impatto ambientale, uso massiccio della chimica, rapporti di lavoro semi-schiavili) rimane un prodotto pessimo per la sensibilità che il movimento di nuova contadinità produce.
Chiamiamo il Prezzo Sorgente il primo prezzo al quale il produttore vende il proprio prodotto. Il Prezzo Sorgente è quello praticato dal produttore prima di ogni altro ricarico della catena commerciale. Esso evidenzia, con un semplice dato, in etichetta o, nel presente caso, nella Carta dei Vini, i rapporti di produzione e le riappropriazione che avvengono nella filiera di circolazione dei prodotti. Permette la riduzione della distanza alimentare e la diminuzione della catena produzione-consumo, consente un maggior investimento di fiducia tra acquirenti e venditori di un prodotto, ed è il passo decisivo verso la tracciabilità del prezzo oltre a quella del prodotto. Il Prezzo Sorgente non è imposto, ma deciso da ogni produttore, così come libero è il prezzo finale che ogni venditore affianca al Prezzo Sorgente. Il Prezzo Sorgente non crea gerarchie o ulteriori regimi di controllo, promuove invece relazioni basate sull’etica della responsabilità e sulla cooperazione produttiva.

Last modified: 20 Ott 2019

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