Semi di resistenza | Appello di Teodoro Margarita agli amici dei semi, a tutti gli sconosciuti e laboriosi compagni di orto.

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Semi di resistenza. Appello di Teodoro Margarita agli amici dei semi, a tutti gli sconosciuti e laboriosi compagni di orto.
Prima, durante e oltre Expo 2015.
21 e 22 Marzo 2015, MILANO
Scambio di semi e Mercato agricolo

Basta con la dispersione inutile e suicida. Basta con i litigi da cortile e la sterile difesa del proprio orticello. Basta con il rinchiudersi dentro le proprie paturnie paranoico-egotico-esistenziali. Uscire, aprire le finestre, aver curiosità di cosa  fanno gli altri, aprirsi e osservare, meravigliarsi di quello che accade fuori e lontano da noi. Abbiamo un cervello composto da grovigli di sinapsi ancora misteriose e che elaborano miliardi di dati meglio e più convulsamente di qualunque elaboratore. Cogliere quanto di bello, di notevole nello sforzo e mirabile nell’intenzione ci offrono gli altri, gli altri intorno a noi. Saper apprezzare ed incoraggiare, Non demoralizzare, incitare, sostenere i ragazzi che ora cominciano, fievolmente, poi sempre più convinti ad avvicinarsi alla terra, ai buoni semi e resistere, nel proprio territorio. Fare rete, scrivere, filmare, documentare ogni colpo di zappa, ogni semina, ogni fiore nuovo che spunta. La lotta per la terra passa da tutto questo frenetico, incredibile pullulare di nuove iniziative. In maniera anarchica, spontanea, ribelle, cento, mille fiori stanno percorrendo la sfera internautica, si scambiano semi, consigli, chiedono che erbe è, se è artemisia quella che è chiaramente ruta, si domandano se un melo si ottiene dal semino del frutto che hanno appena mangiato. Tra naif totali e qualcuno che viene direttamente dai banchi di agraria, sta germogliando caotica una  grande, gioiosa primavera biodiversa. Il lato negativo è che, per la bellezza stessa dell’atto di toccare qualcosa di vivo, ciascuno, ciascun gruppo si sente come all’alba della vita stessa e si sente geloso custode di quanto sta facendo. eppure, sono gesti che l’uomo e la donna compiono da oltre una decina di migliaia di anni. abbiamo tutti la stessa paura che il seme non nasca.

 

Quindi, a tutti quanti, in Italia, si stanno adoperando per scambiare semi, nella maniera più diversa, c’è chi vende, c’è chi sta importando da non so dove, c’è chi vende i semi suoi, chi scambia soltanto e maledice chi vende, chi si preoccupa del seme che non sia ibrido F 1 F 2 o non sia autoctono, chi mette in giro semi trovati in rete da ogni parte del pianeta senza darsi alcun pensiero. Ci sono i patiti del peperoncino, quelli del pomodoro, quelli che trattano solo ortensie… c’è di tutto e ciascuno si sente, contattati in questi mesi, una fatica immane, come nell’aurorale scoperta che piantare, seminare di persona è bello, utile, giusto e creativo e fa bene al cuore. Una fatica immane davvero, Un lavoro pazzesco cercare di convincere tutti e tutte e che è necessario fare rete, che bisogna mettere in comune conoscenze, competenze, ascoltare chi da più tempo e senza aver guadagnato un centesimo, da più anni è in lotta contro il sistema agro-industriale, e non parlo necessariamente della mia amata associazione , Civiltà Contadina, ma ci sono anche altri, Coltivare Condividendo, il Consorzio della patata quarantina, i ragazzi  nel Cilento del Palio del grano, quelli in Salento della Banca dei semi, e tanti, tantissimi altri, insomma la cosa migliore per ciascuno sarebbe quello di ascoltare, chiedere, intervenire, cercare nel proprio territorio i luoghi e le persone reali che si stanno muovendo. Non affidarsi, come a magico avatar elettronico, ad un mago invisibile, alla sfera internautica, nella quale chiunque può creare un falso profilo e agire senza rendere conto a nessuno. Nulla: sono stato tacciato di essere un “burocrate”, mi avessero dato del coglione mi sarei offeso meno. Basta, la dispersione incredibile di nobili intenti, di persone generose, altruiste, dall’animo sincero che si sta disperdendo senza consolidare niente, continua.

 

Faccio appello a tutte e tutti, che mi si creda, che stare insieme è necessario, che senza nessuna pretesa di reductio ad unum, di assorbire nè asservire, che la paura fottuta di molti è quella, quando non cela la nascosta e nemmeno tanto celata intenzione di farsi i fatti propri , di non rendere conto a nessuno, che una stretta di mano personale, che un  buon bicchiere di vino e mille visite agli orti degli altri sono importanti. Mi rendo conto che la mia scelta di restare in Civiltà Contadina è stata giusta, che accettare le regole di una libera associazione, con gli onori, ne sono stato anche presidente, e gli oneri, la quota sociale, la partecipazione alle assemblee, il confrontarsi continuo, a volte estenuante, è stata la scelta giusta. Ora, a fronte di questo marasma, di questo brulicare di innumerevoli gruppi e gruppetti tra loro staccati e incomunicanti, avere un punto fermo, rappresentare qualcuno, chi con pochi metri quadri di terrazzo, chi con aziende agricole di diversi ettari, ma ciascuno pari, nel votare, nell’assemblea nazionale, la prossima a Senigallia, per aver accettato uno statuto liberamente deciso, ci mette al riparo da convulsioni e assicura costanza.

 

Si, perchè io mi domando se le centinaia, le migliaia di persone coinvolte da questa passione per i semi in rete, sapranno continuare e vigilare, difendere, tra dieci anni, almeno, ciò che di bello, di più prezioso, il seme libero e riproducibile, hanno ora tra le mani. Se sapranno continuare con perseveranza , se questa passione di oggi non sia un fuoco di paglia, ne abbiamo conosciuti di soggetti che sembravano persi per la terra, che avevano sognato di impiantare viti e ora suonano il sax in una band di paese, nulla di male nel rock’n roll, ma quelle viti acquistate? Quel terreno in cima al lago? Coperto di rovi? Ecco, cercare nel proprio paese, e se non ve ne sono, in quelli limitrofi, i gruppi organizzati, ormai se ne contano a centinaia, e confrontarsi, creare orti condivisi e conviviali, non aver paura delle persone in carne ed  ossa, è la via maestra per arrivare a questa costituzione di un Fronte degli orti esteso, radicato, organizzato e consapevole. Come lavorano i lombrichi, si, i lombrichi che raggrumano la terra e formano humus, uno solo per generoso che sia, non potrebbe mai arrivare a fecondare la nera zolla, renderla spugnosa, malleabile, viva. Un lombrico lavora assieme a migliaia di suoi fratelli e sorelle e sostiene quella meraviglia immensa che è il suolo, un miracolo di batteri, organismi viventi che la maledetta “rivoluzione verde”, nel linguaggio orwelliano così chiamata, con l’uso massiccio dei concimi chimici ha assassinato e sta uccidendo ancora.

Come fare a spiegare che lassù, a Bruxelles, quando nelle sedi istituzionali si viene chiamati, consultati, interpellati, a decidere, non è che siano proprio tutti asserviti alle lobbies Ogm, sulla legislazione sementiera, quando ci viene chiesto “Chi rappresentate, quanti organismi siete? Quanti iscritti avete?” che, nella realtà il movimento è composito e migliaia di persone non sanno nemmeno cosa sia il fare rete reale? Per questo e per molto altro ancora, per parlarne senza infingimenti, per confrontarsi, per discutere di quali forme darsi  o non darsi, di come rapportarsi rispetto ai milioni di euro che questa Expo sta già spendendo e spenderà ancora in sola comunicazione, di come contrastare la neolingua, di come far capire ad un pubblico il più ampio possibile che “Energie per la vita. Nutrire il pianeta” è nella cruda, maligna realtà di questa Expo, il suo esatto contrario, che con i nostri soldi sta passando il messaggio che Nestlè, avvelenatrice di bambini, vedi la campagna contro il latte in polvere, saccheggiatrice planetaria, vampira dell’acqua, risorsa non rinnovabile e madre di vita, il suo amministratore generale, ha pubblicamente dichiarato che l’acqua non è un diritto, l’acqua è una merce e va trattata come tutte le altre, ovvero privatizzata”, e parliamo della sola Nestlè, ma ad Expo c’è DuPont che controlla la Pioneer, produttrice di Ogm, c’è la General Electrics, produttrice planetaria di centrali nucleari… Allora, chi si prende a cuore anche un solo seme, chi lo osserva giorno per giorno e aspetta trepidante che spunti, sappia che ha altri fratelli e sorelle che, al pari di lui e prima di lui, da millenni, ha atteso questo stesso momento, che, oggi, con la comparsa dei malefici Ogm che sterilizzano la vita, che minacciano di morte la nostra esistenza, chiunque semini debba avere una consapevolezza nuova.

Per questo, una decina d’anni fa, sono nati i seedsavers, i salvatori di semi, persone che si sono messe in gruppo a cercare, difendere, riprodurre e custodire la buona semenza. Chiamiamo tutte e tutti a raccolta. E’ un appello alla disobbedienza civile colta e consapevole, un appello alla resistenza, resistenza attiva e passiva.

Nessuno vuole integrare e si sogna, nemmeno lontanamente, di riassumere in sè, nella propria organizzazione, collettivo, gruppo o coordinamento la incredibile e ancora esistente biodiversità italiana, e nemmeno sarebbe in grado di farlo, e non dovrebbe nemmeno farlo. La minaccia è tale che è bene che tanti restino sul proprio balcone a riprodurre sedani e ravanelli, anzi, è lodevole e giusto che lo facciano, in totale libertà e autonomia. Sappino però che noi ci siamo, che se ci esponiamo è per diffondere idee e conoscenze e chiunque, bene o male  intenzionato, conosca il nostro indirizzo. Noi abbiamo sparso e diffuso buoni semi. Sono semi di resistenza.

Ne parleremo, ne scambieremo, distribuiremo ancora, nei giorni 21 e 22 marzo 2015 al Leoncavallo, a Milano. Con noi ci saranno tantissime altre realtà organizzate, ci saranno contadini per passione e professionisti, tutti ugualmente liberi e ugualmente consapevoli di quanto ci accomuna. Liberi e consapevoli delle differenze, ci confronteremo e non saranno tutte rose e fiori. Il non farlo, il non radunarci, significa lasciare campo libero all’avversario, che non sono i contadini della domenica o coloro che vanno matti per il peperoncino superpiccante e dalle forme più strane.

Il nemico è il monopolio, quelle tre o quattro multinazionali che si dividono la torta delle sementi sul pianeta. E possono, con un clic su un computer, condannare alla fame milioni di persone. Vi aspettiamo, vi aspettiamo nel giorno di primavera.

Saranno semi di resistenza.  “Seed vicious”-Semi di resistenza” .

 

Li pianteremo nel cuore di Milano, buoni semi, liberi e ribelli, fuori, contro, oltre questa  dannata creatura di mafie e cemento, Ogm e nucleare, maledetta “Expo”.

 

Teodoro Margarita.

 

Last modified: 20 Ott 2019

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