Da Zero.eu
In occasione della X edizione di La Terra Trema, appuntamento dedicato a vini e vignaioli autentici e indipendenti, agricolture periurbane, cibo e poesia dalla terra che ci ha fatto conoscere e innamorare di tantissime bottiglie e storie, abbiamo fatto una chiacchierata con alcuni tra gli espositori, scelti con gli organizzatori, dell’evento novembrino al Leoncavallo perché tra i più rappresentativi della manifestazione: oggi facciamo due chiacchiere con Denny Bini (Reggio Emilia 20/10/77), dell’Azienda Agricola Bini Denny – Podere Cipolla.
Zero – Hai un ricordo d’infanzia legato al vino?
Denny Bini – Mi ricordo la vendemmia come periodo di festa, con amici, parenti e sopratutto cugini/e che vedevo raramente e per me era bellissimo. Poi ricordo che con loro si andava a rubare il bicchiere del nonno che usava per assaggiare il vino e di nascosto si beveva il vino/mosto che scendeva dal torchio, mentre i “grandi” erano nei campi. Con tutto il vino nuovo che c’era, proprio il torchiato ci bevevamo!
Puoi presentare la tua azienda e la sua filosofia? Come hai iniziato a produrre vino?
La mia “azienda” – anche se mi suona strano chiamarla così – è nata quasi per gioco, su un terreno che mi ha affittato mio nonno, dove ho piantato le varietà che preferivo vinificandole nel garage di casa. Ho sempre avuto tantissimi amici che mi hanno aiutato e continuano a farlo tuttora. Poi proprio un amico mi ha ospitato nella sua cantina dove ho potuto vinificare ufficialmente le mie uve.
Per la filosofia e il modo di fare non c’è stato molto da decidere, le cose erano già chiare, ci son nato su quella terra, cresciuto (ma non in altezza purtroppo), quindi dovevo rispettarla e curarla come si deve: rame, zolfo, sovescio (in agraria, interramento di piante o di parti di piante allo stato fresco, praticato allo scopo di arricchire il terreno delle sostanze concimanti in esse contenute ndr.), potature non troppo invasive e tante giornate passate nei campi. In cantina ho provato a rifare un vino come si beveva in famiglia, senza tanti accidenti dentro come mi facevano mettere nella cantina privata dove lavoravo.
Inoltre ho fatto tante prove di piccole vinificazioni, perché sono convinto che il nostro non è un vino di serie B, ma è sempre stato trattato come tale perché vinificato male. Partire da una base di buone uve ti porta ad avere vini buoni e longevi, anche se parliamo di lambruschi. Il mio viene prodotto con la rifermentazione in bottiglia, nessuna chiarifica né filtrazione, lieviti indigeni: così si ottiene un lambrusco come si deve!
Quali sono i vini che producete e da che uve vengono prodotti? Ce ne è uno di cui vai particolarmente fiero? Quanto costano?
Faccio tanti vini diversi, ma poche bottiglie, sono anticommerciale ovviamente (ride ndr.)
Levante 90: malvasia.
Rosa dei venti: lambrusco grasparossa e malbo gentile.
Ponente 270: lambruschi (grasparossa, salamino, sorbara, montericco) e malbo gentile.
Libeccio 225: grasparossa lunga macerazione.
Grecale 45: malbo gentile frizzante.
Maestrale 315: malbo fermo.
Tramantena 360: malbo passito.
Vengono i frizzanti sui € 6-7, un po’ di più i fermi.
Quante persone lavorano da voi? Accogliete richieste di giovani che vorrebbero lavorare in un’azienda vinicola?
Lavoro da solo o con qualche amico che si offre, ho solo un ettaro.
Come descriveresti La Terra Trema? Hai già partecipato? Cosa ti ha spinto a prendere parte a questo tipo di evento?
Sono diversi anni che partecipo alla Terra Trema, mi piace la filosofia dei Critical Wine e condivido le stesse passioni e idee dei vignaioli che partecipano. Mi piace il clima di festa che si è creato tra di noi e tra la gente che viene ad assaggiare e ascoltare i nostri vini.
Conosci la città di Milano? Quando sei qui dove vai a bere o a mangiare di solito? Dove possiamo comprare il tuo vino?
Milano la conosco poco e sinceramente non mi sento come un fagiano in città quando ci vengo. I miei vini si torvano da Vinoir, Mangiari di strada, Mio Bio, Surli e poi non ricordo.
Naturale, biologico, biodinamico, artigianale… Le definizioni sui vini si sprecano, e il consumatore è sempre più confuso. Voi come definireste il vostro vino?
Lo definisco VINO! Sono quelli chiamati convenzionali che dovrebbero preoccuparsi di come chiamare la bevanda dal lontano ricordo vinoso che producono.
Che cos’è un vino artigianale per te?
Un vino artigianale è quello fatto da piccole aziende di territorio, condotte e curate in ogni fase dal vignaiolo/contadino, che oltre a seguire la vigna cura anche quello che sta attorno, e cerca di preservare le biodiversità della zona. Inoltre un vino artigianale è un vino ottenuto da varietà locali.
Ma un vino artigianale è migliore a prescindere da uno industriale? O è solo più sano? È possibile avere un vino più sano per l’organismo intervenendo già in vigna?
Se intendi quello che intendo io per vino artigianale sì. Poi può non piacere a tutti, ma per quello esiste anche McDonald’s, la Coca Cola eccetera. Per avere un vino più sano è indispensabile partire dalla vigna.
La maggior parte dei vini sul mercato sono prodotti con diserbanti, concimi di sintesi, pesticidi, ingredienti di originale animale. Sei favorevole a una normativa che costringa i vignaioli a scrivere tutto quello che c’è nelle bottiglie e come viene ottenuto il vino? Perché? In caso affermativo, pensi sia un traguardo raggiungibile in tempi brevi?
Sono sempre stato favorevole all’etichetta trasparente, sembra che sarà realtà a breve, ma purtroppo verrà proposta nella solita versione pro grande industria, ovvero con valori nutrizionale (analisi obbligatorie costose per ogni lotto e che per i piccoli produttori vanno a incidere parecchio) e andranno aggiunti solo i prodotti che rimangono nel vino, non quelli aggiunti e poi separati da esso.
Tre bottiglie che porteresti sulla Luna.
Una vernaccia di Montenidoli, un rosa dei venti mio, e una barbera della viranda. Così sono a posto su ogni abbinamento.
Cosa bevi a parte il vino?
Acqua e birra.
Cosa significa per te bere responsabilmente? Bevi tutti i giorni?
Bere responsabilmente significa non far male a sé e agli altri sopratutto, ma questo sarebbe un discorso lungo. Se si considera anche il sorso per l’assaggio della cisterna, sì bevo tutti i giorni.
E se ti è capitato di non bere responsabilmente, qual è il rimedio per una sbronza?
Mi è capitato eccome! Resto a letto finché la stanza si ferma, metodi più rapidi purtroppo non ne conosco.
Martina Di Iorio
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Last modified: 20 Ott 2019
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