LA TERRA TREMA 2014 | 28, 29 e 30 novembre 2014 | Panico, Voluttà, Pasti Cosmici

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Dans le fond des forêts votre image me suit ;
La lumière du jour, les ombres de la nuit,
Tout retrace à mes yeux les charmes que j’évite.
Phèdre, Jean Racine

Assediati giochiamo ai dadi
assediati posiamo le armi
e aspettiamo
L’assedio finirà
giochiamo Aiace
l’assedio finirà.
Ancestrale, Goliarda Sapienza

28|29|30 novembre 2014
Torna a Milano La Terra Trema. Vini e vignaioli autentici, agricolture periurbane, cibi e poesia dalla terra.
A 8 anni dalla prima edizione a 10 anni dalla morte di Gino Veronelli, a poco meno di un anno dal grande bluff chiamato Expo2015 torniamo a Milano metropoli e portiamo con noi una folla di contadini e contadine da tutta Italia.

Panico | Voluttà | Pasti Cosmici

Sono passati 10 anni. Fame di conoscenza che chiamava altra fame ci animava, ingorda e spudorata. Fame di conoscenza ci anima ancora.

Gli anni sono volati. 10 sono moltissimi. Nel bene e nel male siamo andati avanti, sulle nostre gambe abbiamo percorso le strade e il tempo e Gino l’abbiamo incontrato ancora numerose volte, nelle contraddizioni, nel piatto, nella bottiglia, a Santo Stefano, nella pacciada, nei sorsi d’olio. Con lui altri, certo.

10 anni fa abbiamo imboccato una strada, abbiamo dato consapevolezza diversa al quotidiano assaggiare, bere, annusare, ascoltare le storie di un’agricoltura viva e fremente.

È stato il nostro terremoto. La terra a sussultare sotto i piedi, a scuotersi per insorgenza, per non soccombere all’omologazione di sapori, gusto, culture, dissenso, per porsi contro quella che vorrebbero incontenibile avanzata di cemento a sommersione di ogni cosa. Sapori, gusto, culture, dissenso.

La Terra Trema 2014

L’8ª edizione de LA TERRA TREMA si terrà a Milano il 28, 29 e 30 Novembre 2014 al Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito.

LA TERRA TREMA torna a Milano nei giorni del decennale della morte del suo primo seminatore. Gino Veronelli.
Dieci anni di crescita, di elaborazione fitta di pratiche e di conflitto. Dieci anni di studio intenso e vivo.
Alla consacrazione di questo lungo percorso che moltissimo ha determinato dedicheremo riflessioni e incontri. Alla necessità di continuare a seminare, germinare, chiamare al raccolto.

A pochi mesi dall’inaugurazione, la retorica che Expo 2015 ha provato a rifilare si è frantumata su se stessa svelando la sostanza appestante di cui è costruita, gli appalti truccati, le tangenti, il cemento e l’asfalto a devastare i territori, i feroci cambiamenti sociali che ha generato nei quartieri, nelle campagne, a scapito di chi lì abita, vive, lavora. Pezzi di una storia infame che non ha ancora finito di preoccupare perché fatta di contraddizioni infinite, esponenziali, per l’incoerenza strumentale della scelta di partnership e sponsor, per la grave ambiguità delle aziende presenti, per la concreta pericolosità delle politiche economiche che queste portano avanti. E poi il lavoro, precario e pagato zero, estorto a miriadi di lavoratrici/tori.

L’avevamo detto, lo ribadiamo, soprattutto a chi, oggi, dopo gli scandali, scende in fretta dal carrozzone Expo 2015 che al principio esaltava, a chi propone il pacchetto preconfezionato del buono pulito e giusto come sola soluzione e ora piange verbose lacrime megaresi alla ricerca di un’anima per Expo 2015. Diciamo di smetterla con l’imbarazzante teatrino, il capitalismo finanziario, che Expo2015 mette in campo e rappresenta non ha anima, lo sapete bene.

Lo viviamo sulla pelle. Proprio in questi mesi, scende dall’alto l’ennesimo progetto infrastrutturale in linea con la costruzione devastante che fin oggi ha operato Expo 2015: Regione Lombardia, ANAS e SEA, con la complicità di parecchie amministrazioni del territorio, stanno procedendo verso la realizzazione di una superstrada, la Vigevano-Magenta (opera da 270 milioni di euro), che dovrebbe attraversare il Parco Agricolo Sud e il Parco del Ticino devastando “la mezza luna fertile a sud-ovest di Milano, l’ultimo polmone verde nella provincia di Milano“. Il progetto era già stato fermato grazie ad una battaglia seria e determinata nei primi anni del 2000 (la stessa mobilitazione importante e partecipata che pose le basi per la nascita de LA TERRA TREMA). Dall’epoca delle mobilitazioni ad oggi nel territorio è cresciuta un’agricoltura virtuosa e tra le più significative d’Italia (proprio quella a cui Expo tira tanto la giacca!). Ora proprio questo polmone verde rischia una devastazione ambientale, agricola ed economica senza ritorno.

Dal 2005 LA TERRA TREMA accoglie agricoltori e agricoltrici, vini e vignaioli/e di qualità, contadini/e resistenti provenienti da tutta Italia, per dar vita a tre giorni di degustazioni individuali e guidate; dibattiti e confronti pubblici; incontri informali con i produttori;
acquisti diretti; concerti, proiezioni, cene a filiera diretta.
LA TERRA TREMA porta nel cuore di Milano le mille storie di agricolture partigiane e ribelli; le storie di rivolta di chi abita territori assediati da cemento, capannoni, infrastrutture devastanti calate dall’alto;
le elaborazioni, condivise e partecipate, delle politiche che, ai suddetti territori, guardano, perché lì stanno nascendo/nasceranno comunità nuove, consapevoli, aperte.

LA TERRA TREMA è una manifestazione dedicata all’agricoltura di qualità, quella che in Italia quotidianamente si batte per tutelare suolo, socialità, cultura, sapori. Prima di una condivisione sostanziale o programmatica di definizioni ideali a proposito di vini naturali, certificazioni bio/biodinamiche/integrate, prima dei marchi di qualità o di tutela – prima di tutto questo – LA TERRA TREMA chiede una convinta condivisione sulle pratiche di resistenza che essa stessa attiva.

Negli agricoltrici/ori, vignaioli/e, spazi occupati, pratiche di resistenza territoriali: in questo meraviglioso e multiforme incontro è racchiusa la forza, la necessità stessa de LA TERRA TREMA.

Per questo continuiamo a costruire ogni anno LA TERRA TREMA solo sulle nostre forze, per questo ci lavoriamo in autogestione, senza sponsor, senza patrocini e sovvenzioni, tenendoci ben lontani da retoriche monocordi che non ci assomigliano e proprio non ci piacciono: quella che riduce a brand la Resistenza partigiana per ragioni di mercato alla Farinetti in Eataly o quella del buono, pulito e giusto di Petrini e Slow Food, fossilizzata su aggettivi fuori dal tempo  e dal mondo perché non è più epoca, tutto ci è stato tolto, tutto dobbiamo conquistare; puliti non siamo, siamo pregni di contaminazione e meticciato; non ci piacciono i teoremi e gli accanimenti repressivi nei confronti di chi difende  il proprio territorio e immagina  un altro modello di sviluppo lontano dall’idea monolitica del profitto, della speculazione, del consumo di territorio, della devastazione ambientale, naturale e sociale (in Val di Susa come ad Abbiategrasso e Milano).

Infine. Vorremmo dedicare questa nuova edizione de LA TERRA TREMA ad Elena Parona, alla lungimiranza e alla tenacia dolce di una donna del vino che molto ci manca, al genio di Pino Ratto e ad Eris Spagnol, marinaio della Valdobbiadene. Il suo prosecco era taverna, mare, onde, fari di notte, ormeggi, ruggine e salsedine. Hai capito come.
In alto i calici.

La Terra Trema
Folletto 25603 (Abbiategrasso, MI)
Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito (Milano)

info@laterratrema.org
www.laterratrema.org

“Sarà una fiera del tutto nuova; vi si assaggeranno i vini di ogni parte d’Italia. Festeggeremo la vita”.
(Gino Veronelli, prima edizione di Terrà e Libertà/CW al Leoncavallo, Dicembre 2003)

Last modified: 20 Ott 2019

One Response to " LA TERRA TREMA 2014 | 28, 29 e 30 novembre 2014 | Panico, Voluttà, Pasti Cosmici "

  1. Rosanna Carpentieri ha detto:

    Evviva l’agricoltura resistente, ribelle e partigiana, contraria di fatto a qualunque omologazione!Non posso che sentirmi incoraggiata da voi de La Terra Trema, nella mia lotta intrapresa a titolo personale in un Comune che ha calpestato l’agricoltura, piegandosi al malaffare e alle speculazioni del cemento.Vi scrivo da una zona di San Giorgio del Sannio (BN), da una contrada “Cerzone” di Cesine” (i nomi ne svelano la storia!) da preservare in quanto di grande interesse storico-testimoniale col suo casolare colonico del ‘700, ma completamente assediata dal 1980 ad oggi, dal cemento, da capannoni squallidi, da scelte scellerate di un’amministrazione mafio-clientelare che con una pedestre lottizzazione p.i.p. (siete invitati a venire a vedere e documentare) ha fatto della terra una merce di scambio.In questa zona mio padre Ilario Carpentieri ha esercitato una viticoltura pionieristica e ribelle in ogni senso, fregiandosi del primo premio della Festa del Vino nel 1974. Gli altri si sono piegati, lui no.
    Io seguo le sue orme di dissenso resistente, disegnate e incise sul mio cuore, affiancando alla vigna il roseto, tra panico, voluptas e pasti cosmici….

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